COVID-19 – “Comprensibile la zonizzazione. Necessario ‘Decreto Ristori Bis’ a sostegno attività coinvolte in chiusure, ma stop a logica dei codici Ateco”
AttualitàBenessereTrasporti - Logistica - Mobilità“Oggi più che mai è necessaria la massima disciplina da parte di tutti. Non può restare inascoltato l’appello che il Presidente della repubblica Sergio Mattarella all’unità del dialogo politico e istituzionale, evitando il disorientamento di cittadini e imprese. Purtroppo, ancora una volta ci preoccupa la ‘nebbia’ che avvolge i contenuti del nuovo DPCM, con ben 323 pagine che compongono l’allegato al provvedimento”. Questo il commento a caldo del Presidente di Confartigianato Imprese Verona, Roberto Iraci Sareri, al nuovo Dpcm firmato dal Presidente del Consiglio Conte.
“La scelta di legare territorialmente la gravità degli interventi alla gravità della situazione – continua Iraci Sareri – parrebbe comprensibile, anche se da ore si sta lasciando l’intero Paese, i suoi cittadini, lavoratori ed imprenditori, nel dubbio di non sapere in quale zona rientri ogni singola regione. Una chiusura generalizzata, come accaduto la scorsa primavera, sarebbe stata davvero economicamente insostenibile per il Paese, se consideriamo che il debito pubblico è già arrivato al 160%”.
“Fondamentale, però, che il governo pensi fin da subito a ristori certi, concreti e veloci – prosegue il Presidente di Confartigianato Imprese Verona –, per tutte le attività e professioni coinvolte dalle chiusure. Alla luce di questo nuovo Dpcm, non escludiamo si renda necessario un ‘Decreto Ristori Bis’ che vada a sostenere le attività, ma ciò che è davvero necessario è abbandonare la logica dei codici Ateco. Un sistema che ha dimostrato nei fatti di escludere intere categorie, colpite tanto quanto se non in misura maggiore di quelle coinvolte. Penso a categorie come Bus Operator, tassisti e Ncc e i Fotografi, solo per fare degli esempi, ma sono coinvolti tutti quei mestieri che ruotano attorno alla produzione e servizi per la ristorazione, per gli eventi ed il turismo che, almeno sino ad oggi, sono risultati essere esclusi da ogni aiuto ma di fatto senza mercato da setto od otto mesi. Il Governo deve pensare ad un provvedimento che vada nella logica di aiutare coloro che possono dimostrare un calo del fatturato di una certa percentuale, a prescindere dalla attività svolta. E’ infatti chiaro che la riduzione della socialità, indotta dalle chiusure di certe attività come bar, locali, ristoranti e il divieto di tenere cerimonie e feste, incidono sui bilanci di tutti”.
“Consideriamo positivo – afferma ancora Roberto Iraci Sareri – che le attività produttive siano salvaguardate dalla chiusura anche nelle zone a più alto rischio. Si riconosce la bontà del lavoro svolto con la stesura dei protocolli nazionali e con il rispetto delle regole da parte dei nostri imprenditori. Da segnalare la situazione delle attività di acconciatori e barbieri e lavanderie, che secondo il testo rimarranno aperte in ogni caso, indipendentemente dalla zona di rischio, con l’applicazione dei protocolli di sicurezza. Si delinea così un risultato ottenuto grazie ai confronti che abbiamo portato avanti nei mesi scorsi. Sarebbero, invece, stati sollevati alcuni dubbi interpretativi per quanto riguarda le imprese di estetica: l’allegato 24 al Dpcm non cita i centri estetici tra le attività relative ai servizi alla persona che possono rimanere aperte sia in zona arancione e sia in zona rossa. Confartigianato e le altre associazioni di categoria hanno chiesto un chiarimento al Governo per il quale si è in attesa di risposta”.
“Ora – conclude il Presidente – dobbiamo lavorare perché la scuola, i trasporti, la prevenzione sanitaria e i consumi possano proseguire in sicurezza investendo su questi settori in maniera straordinaria”.