2 Aprile 2020

CORONAVIRUS – Confartigianato contro stop a pasticcerie artigiane: “Assurda discriminazione dei ‘piccoli’. Intervenga Ministro Patuanelli”

Alimentazione

Niente uova, colombe e specialità di pasticceria artigiana sulle tavole pasquali. Ne vieta la vendita un’interpretazione governativa del Dpcm 11 marzo 2020 in materia di contenimento dell’emergenza Covid-19, in base alla quale le imprese artigiane di pasticceria, obbligate alla chiusura, non possono vendere i loro prodotti nemmeno attraverso la modalità di asporto che è consentita invece ad altre attività.

“Lo stop alla produzione e vendita delle pasticcerie – è la posizione di Roberto Iraci Sareri, Presidente di Confartigianato Imprese Verona – rappresenta un’assurda discriminazione rispetto ai negozi e alla grande distribuzione, ai quali è invece permessa la commercializzazione di prodotti dolciari”.

In provincia di Verona le pasticcerie sono 334, delle quali 246 artigiane, che danno a lavoro 975 addetti. Confartigianato ha stimato che alle 24mila imprese di pasticceria e gelateria di tutta Italia, il 70% delle quali artigiane, con 74mila addetti, la chiusura ad aprile provocherà perdite per 652 milioni di euro, tra mancato fatturato e perdite legate ad deperimento delle materie prime acquistate precedentemente alla sospensione forzata.

La Confederazione si è rivolta al Ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli, sollecitando un intervento tempestivo che faccia chiarezza nelle interpretazioni governative, stabilisca omogeneità di applicazione delle norme in tutto il territorio ed eviti incomprensibili disparità di trattamento tra attività con Codici Ateco diversi ma produzioni simili.

“Siamo i primi – continua il Presidente di Confartigianato Imprese Verona –, a rispettare le regole per difendere la salute dei cittadini. Ma non accettiamo un’interpretazione della norma che si traduce in una palese ed assurda penalizzazione delle nostre produzioni a vantaggio di altre tipologie di prodotti di pasticceria. Così si colpiscono le nostre aziende e si nega libertà di scelta ai consumatori”.