3 Maggio 2020

ALIMENTAZIONE – Con stop a turismo, ristoranti, bar e hotel, imprese artigiane settore alimentare in difficoltà: fino a 80% di mancati incassi

Alimentazione

Perdite di fatturato fino all’80%, mancati incassi per le precedenti forniture a causa della chiusura dei locali, prodotti in giacenza prossimi alla scadenza, nessuna certezza di ripresa del mercato. In ginocchio è la categoria dell’ alimentazione artigiana i cui fatturati dipendono in grossa parte dal sistema Ho.Re.Ca. (acronimo di Hotellerie-Restaurant-Café) nella quale, in Veneto, operano 3.600 aziende tra pasticcerie, gelaterie, cioccolaterie, panetterie, lavorazione carni, pasta fresca, birrifici e molitori. Un settore che dà lavoro a oltre 16.600 persone, e che in questo momento è a forte rischio default.

“Stiamo vivendo una delle fasi più delicate della vita economica e sociale del nostro Paese – afferma il presidente di Confartigianato Imprese Verona, Roberto Iraci Sareri –. E’ una situazione che ha fatto saltare tutti i punti di riferimento, gli equilibri ed i rapporti che le imprese avevano ormai consolidato nel tempo. A causa dell’emergenza sanitaria ci sono attività sospese ed altre invece che hanno l’autorizzazione a produrre. Ma tutti, in modo diverso, affrontano mille difficoltà”.

Il settore artigiano dell’ alimentazione, in provincia di Verona, al 1° gennaio 2020 contava 1.164 imprese, il 5,6% del totale dell’artigianato provinciale, capace di dare lavoro a 4.979 addetti.

“Nel comparto alimentazione – prosegue il Presidente di Confartigianato Imprese Verona – ci sono imprese chiuse per decreto, con tutto ciò che ne consegue, altre, invece che sono aperte. Per queste ultime però la chiusura delle attività di ristorazione e di quelle legate al settore turistico e, più in generale, la chiusura del canale HoReCa ha significato l’azzeramento di una buona fetta del loro mercato compromettendo pesantemente il bilancio aziendale con effetti che potranno andare oltre il periodo di quarantena. Per panifici, pasticcerie, salumifici, caseifici e quant’altro che rifornivano bar, ristoranti, hotel e strutture ricettive, si tratta di una quota del giro d’affari che non potrà in nessun modo essere compensata dall’aumento dei consumi casalinghi. Inoltre, dopo questo periodo di chiusura generale, il pericolo è che i consumi non ripartano immediatamente per il pressoché totale fermo degli spostamenti turistici dall’estero, per la scarsa liquidità a disposizione delle famiglie e per il fatto che le persone eviteranno di frequentare i ristoranti, che a loro volta potranno avere nuovi costi dovuti a misure precauzionali che imporranno una riduzione dei coperti per garantire una distanza di sicurezza tra gli ospiti”.

“L’apertura della Regione Veneto sulla possibilità di vendita di cibi da asporto – conclude Iraci Sareri – è sicuramente un aiuto che può incidere sui consumi ma, purtroppo, non è sicuramente sufficiente: quello che serve è il ritorno quanto prima alla normalità e alla possibilità per le persone di muoversi da casa e ai locali di riaprire, in sicurezza”.


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