13 Maggio 2020

EDILIZIA – Rilevazione impatto Covid-19 su imprese veronesi: l’87% ne ha risentito in maniera rilevante. Fattori: “Servono risorse e taglio burocrazia”

Costruzioni

Una delle colonne portanti della nostra economia: l’ edilizia artigiana veronese, composta da edili, posatori e pittori. In provincia di Verona sono 8.758 le imprese, che danno lavoro 15.700 dipendenti; una realtà duramente colpita dall’emergenza Covid-19. “Non si tratta solo di un’emergenza sanitaria, ma anche di un allarme economico e sociale che dev’essere affrontato con azioni pianificate. Ragion per cui bisogna pensare non solo a fronteggiare il momento, ma anche alla fase di ripartenza – a sottolinearlo è Pietro Paolo Fattori, Presidente di Confartigianato Costruzioni Verona –. Il settore potrà ripartire solo mettendo a disposizione tutte le risorse economiche possibili e pagando professionisti, imprese e fornitori in tempi ridotti”.

A supporto delle preoccupazioni della categoria dell’ edilizia ci sono i risultati dell’indagine sugli effetti del coronavirus sulle imprese del settore delle costruzioni in Veneto durante il primo mese di lockdown, realizzata da SmartLand per conto di Edilcassa Veneto, da cui emerge che l’83,7% degli intervistati veneti (in provincia di Verona si raggiunge l’87%) ha già sentito l’impatto in modo molto e abbastanza rilevante e si dichiara preoccupato per il futuro. Un altro 2% delle imprese scaligere ha dichiarato di aver sentito l’impatto ma di non aver preoccupazioni per il futuro. La crisi, in Veneto, è percepita in eguale misura dalle imprese artigiane e da quelle non artigiane ma è sentita nei toni più preoccupati dalle imprese di piccola dimensione, per il 56,2% delle quali l’impatto è stato molto rilevante e le preoccupazioni per il futuro sono molto alte, valore che per le imprese con 10 e più addetti scende al 42,5%.

Il 13% degli intervistati veronesi ha dichiarato di aver già iniziato a studiare le strategie più adatte per affrontare la crisi, un altro 29% di aver fatto una analisi dell’impatto potenziale sulla propria attività ma di non aver ancora studiato strategie, mentre il 57% degli imprenditori edili scaligeri ha dichiarato di non aver fatto ancora un’analisi e di attendere l’evolversi della situazione. La percentuale di imprese dell’ edilizia che hanno avviato analisi e ipotizzato strategie sale al diminuire della dimensione, segno che la maggiore strutturazione consente, almeno nel breve periodo, di reggere meglio la crisi e attendere l’evoluzione degli eventi.

Con la chiusura dei cantieri e la ripresa delle attività a inizio maggio, il 47,2% degli intervistati ha dichiarato che l’impatto sarà finanziariamente rilevante e le imprese dovranno trovare soluzioni, mentre il 39,5% si troverà a mettere in atto tutti gli strumenti di emergenza (CIG, ecc.), mentre meno del 13% degli intervistati ha dichiarato che l’impatto sarà significativo ma non rilevante. Dal punto di vista delle attese di perdita del fatturato, le stime con la chiusura dei cantieri fino all’inizio di maggio prevedono perdite oltre il 30% per 2 imprese su 10, con un 1,8% che ipotizza un calo del 70%. Il 30,3% degli intervistati prevede perdite di giro d’affari tra il 20% e il 30%, dal 10% al 20% per il 26,6% degli intervistati e, fino al 10% per il 23%.

Sul fronte degli aiuti inseriti nel “Decreto liquidità”, a Verona il 23% degli intervistati ha dichiarato di essersi già attivato con le proprie banche di riferimento, l’11% dichiara di averne bisogno ma di non aver ancora deciso, un altro 11% di imprese attende invece la Fase 2 per decidere se utilizzarli, mentre prevale per il 28% un attendismo rispetto alle proprie valutazioni e un altro 26% di imprese dichiara di non aver problemi finanziari nel breve periodo.

“Rischiamo una ‘falsa partenza’ dell’ edilizia se non verranno affrontati e risolti i tanti problemi – afferma il Presidente di Confartigianato Costruzioni Verona –. Senza risorse, per le nostre imprese diventa difficile sostenere i maggiori costi per la sicurezza, di cui le stazioni appaltanti pubbliche e i nostri committenti privati dovranno tenere conto anche nei contratti in essere. Ma la lista degli interventi è ben più lunga. Sarebbe utile – conclude Fattori – cominciare a mettere le mani su quel fardello di burocrazia rappresentato dal Codice dei contratti pubblici che paralizza le procedure di gara come anche sulle lungaggini legate ai titoli abilitativi per gli appalti privati. Bisogna intervenire in maniera importante sul Codice attraverso il suo Regolamento attuativo, ancora in fase di discussione, semplificando le procedure di affidamento diretto ed estendendone l’efficacia anche alle imprese di prossimità per la manutenzione del patrimonio pubblico”.

“Nell’uscire da questa crisi – afferma Roberto Iraci Sareri, Presidente di Confartigianato Imprese Verona – non vanno dimenticate quelle che erano e rimangono le priorità di intervento sul patrimonio abitativo delle famiglie e in generale sull’edilizia pubblica (infrastrutture, scuole ecc.): l’efficienza energetica e la sicurezza. Resta per noi in cima all’agenda la necessità di fornire al mercato abitazioni più moderne in termini di sicurezza, efficienza e qualità in relazione anche ai cambiamenti demografici in atto che vedono, nei ‘nuovi anziani’, un mercato in espansione alla ricerca di accessibilità ai servizi e semplicità di utilizzo anche grazie alla domotica”.