21 Marzo 2020

EMERGENZA CORONAVIRUS – Decreto Cura Italia, Roberto Iraci Sareri: “Nessuna misura per taglio costo del lavoro, in attesa del decreto di aprile. Interventi subito o piccole imprese cadranno come mosche”

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“Con le attività ferme, o quasi, e i dipendenti a casa, sembra un paradosso parlare, ora, di costo del lavoro, ma è bene che il governo si muova con tempestività e lungimiranza anche su questo fronte, come su altri, perché dopo il dramma sanitario, quando tutto finirà, inizierà il dramma economico; purtroppo, è bene essere chiari: non è questione di se, ma di quando”. Roberto Iraci Sareri, Presidente di Confartigianato Imprese Verona, torna sul cosiddetto decreto “Cura Italia”, sottolineando che, “nessuna misura prende in considerazione il costo del lavoro, sul quale è assolutamente necessario agire riducendolo. Ci auguriamo che l’annunciato decreto di aprile contenga interventi in questo senso, assieme a molti altri, altrimenti vedremo le piccole imprese cadere come mosche”.

“Mi rendo conto – continua il Presidente dell’Associazione artigiana scaligera –, che in questo momento è difficile affrontare questioni diverse dalla preoccupazione, dalle raccomandazioni contro la diffusione del contagio, dall’attenzione alla salute, che riteniamo prioritaria oltre ogni altra cosa, dal rendere merito a tutti i sanitari che stanno operando incessantemente per assistere i malati. Ma il campanello d’allarme sul futuro di uomini, donne, imprenditori, lavoratori, famiglie intere, va suonato subito, perché dopo sarà troppo tardi”.

Per Confartigianato il decreto “Cura Italia’ e i provvedimenti che lo hanno preceduto riguardano tutti i settori in tutti i territori del Paese. “Ci sono cose positive – sottolinea Iraci Sareri –, come la cassa integrazione in deroga per le imprese sotto i cinque dipendenti, oppure l’attivazione del Fondo di Garanzia, le cui regole di accesso, però, devono essere semplici e alla portata di molti, non di pochi… grandi. Purtroppo, però, l’emergenza impone di fare di più. Ad esempio, per quanto riguarda le scadenze dei versamenti: dopo il primo spostamento di imposte che arriva solo fino al 31 marzo, bisogna pensare subito alla prossima inevitabile proroga delle scadenze del 16 di aprile. O si fanno questi interventi di emergenza o sarà impossibile parlare di ripresa perché avremo lasciato sul campo centinaia di migliaia di piccoli imprenditori. Non dimentichiamo mai che l’Italia è il Paese dell’Ocse con il maggior numero di piccole imprese e che nel nostro sistema imprenditoriale le piccole imprese rappresentano il 98% del totale delle aziende”.

“Come Confartigianato – aggiunge il Presidente –, desideriamo dar voce anche alle partite Iva e agli autonomi, perché, pur considerandolo un primo provvedimento emergenziale, siamo rimasti esterrefatti di fronte al valore affidato al loro lavoro: 600 euro in un mese, quindi meno di ciò che viene erogato con il reddito di cittadinanza”.

Tra gli altri ambiti sui quali, secondo Confartigianato Imprese Verona, sarà necessario intervenire, ricordando che molte delle aziende artigiane veronesi sono a conduzione familiare: la liquidità e quindi un accesso al credito facilitato, o almeno con tassi agevolati; l’estensione della moratoria sui mutui e i prestiti almeno fino alla fine dell’anno, anziché fino a settembre come previsto ora. Idem per tutti i pagamenti, con possibilità di dilazione degli stessi senza sanzioni aggiuntive.

“Le nostre richieste – conclude Roberto Iraci Sareri – hanno i canoni della concretezza del mondo dell’artigianato. Siamo abituati a fare, prima che a chiedere, ma lo ribadiamo: il campanello d’allarme va suonato subito, nella speranza che l’emergenza sanitaria si concluda il prima possibile. Nel frattempo, ricordiamo agli imprenditori di stare uniti e di affidarsi all’Associazione per ogni informazione e per ricevere sostegno, in qualsiasi ambito. Lo scorso 19 marzo Confartigianato Verona ha compiuto 74 anni: ovviamente non è il momento per le celebrazioni, ma ci siamo ricordati che è dal 1946 che siamo al fianco degli artigiani veronesi”.


APPROFONDIMENTO

Il perimetro dei settori in prima linea nella guerra al Covid-19: in provincia di Verona il 66,7% delle imprese sono artigiane

In questi giorni siamo tutti affidati alla straordinaria qualità del personale medico e paramedico dei nostri ospedali: nelle 518 strutture di ricovero lavorano 93 mila medici e 233 mila infermieri, persone in prima linea nella guerra al coronavirus, lavorando senza sosta ed esposti al rischio di contagio. L’efficacia della risposta sanitaria si basa sulle risorse pubbliche destinate ai servizi ospedalieri, che in Italia sono pari al 2,8% del PIL, un valore in linea con quello dell’Eurozona.

Nelle retrovie, sotto la plancia della nave Italia, vi sono alcune attività che tengono vivo il Paese durante il lockdown e nelle quali vi è una elevata presenza di micro e piccole imprese. L’autotrasporto garantisce la logistica delle merci, rifornendo il commercio alimentare e la grande distribuzione, mentre l’autoriparazione provvede agli interventi di emergenza sui mezzi. La sanificazione degli ambienti di lavoro è affidata alle imprese delle pulizie e disinfestazione. Le imprese dell’alimentare garantiscono la panificazione e la produzione di beni essenziali per l’alimentazione. Per un guasto agli impianti, per l’adeguamento della connettività e dei sistemi di rete e wirless di case e aziende possiamo affidarci alle imprese dell’impiantistica elettrica, elettronica e termoidraulica, essenziali anche per l’assistenza alle strutture ospedaliere e per la predisposizione in corso dei nuovi reparti di terapia intensiva. Per manutenzione dei capi di abbigliamento sono a disposizione imprese di lavanderia e pulitura. La limitata circolazione delle persone, ma spesso dettata da cause di urgenza e di emergenza, come nel caso del trasporto dei medici, è garantita da taxi e imprese di noleggio autovetture con conducente. Attività di smart working e funzionalità dei nostri devices, indispensabili per garantire la limitata socialità di queste settimane è garantita dalle imprese di riparazione di computer e apparecchiature per le comunicazioni.

In tutti questi comparti in prima linea nella battaglia contro il coronavirus operano 570.485 imprese, di cui 360.745 unità, pari al 63,2%, sono imprese artigiane. Gli addetti in questi settori sono oltre 2,3 milioni, di cui 1,4 milioni, pari al 62,4% nelle micro-piccole imprese. Naturalmente non tutte le imprese sono attive e molte presentano una operatività limitata.

Grande attenzione è posta sul sistema di offerta in grado di produrre beni e servizi essenziali: nel comparto medicale e della sicurezza – fabbricazione di prodotti igienico-sanitari, di apparecchiature elettromedicali ed elettroterapeutiche, mobili per uso medico e materiale medico-chirurgico, di attrezzature ed articoli di vestiario protettivi di sicurezza – che insieme alle imprese che si occupano dell’installazione e manutenzione di questi strumenti contano complessivamente 3.144 imprese, di cui circa un terzo (31,8%) operano nel comparto artigiano.

A queste attività si aggiungono imprese e lavoratori dei settori di energia, acqua e raccolta rifiuti che, insieme con gli occupati della distribuzione commerciale, delle Tlc, dei servizi di informazione, delle edicole, del trasporto pubblico, offrono il loro contributo in questa battaglia di primavera contro il Covid-19.

settori in prima linea nella guerra al coronavirus: imprese artigiane per settore
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