COSTRUZIONI – Articolo 10 del Decreto Crescita, Confartigianato: “Altro che crescita, questa è asfissia!”
CostruzioniImpianti“Rilanciare la riqualificazione edilizia – soprattutto quella dei condomini – con uno sconto pari all’agevolazione è una proposta che appoggiamo ma, tali importi non possono essere scaricati sulle nostre imprese. Il rischio è l’asfissia, per mancanza di liquidità, per 52mila600 imprese artigiane venete edili, dell’installazione di impianti e dei serramenti in legno e in metallo, pari al 41% di tutto l’artigianato regionale”. La denuncia parte da Agostino Bonomo Presidente di Confartigianato Imprese Veneto che prosegue: “Sul banco degli imputati l’ultima versione del testo dell’articolo 10, contenuto nel decreto legge n. 34 del 30 aprile 2019, il Decreto Crescita, che prevede la possibilità, per il committente dei lavori di riqualificazione energetica o antisismici, di scegliere, al posto della detrazione fiscale, che per questi interventi va dal 50% all’85%, uno sconto diretto in fattura da parte di chi ha realizzato i lavori. Sconto che l’impresa potrà farsi rimborsare dallo Stato tramite un corrispondente credito d’imposta da utilizzare esclusivamente in compensazione, in cinque anni. Inoltre, potrà, a sua volta, scegliere di cedere il credito così acquisito ai suoi fornitori di beni e servizi. Non potrà cederlo a istituti di credito e intermediari finanziari”. Decreto Crescita
Per fare un esempio: rifacendo il tetto dell’abitazione per una spesa complessiva di 20.000 euro, il proprietario ha diritto ad una detrazione fiscale del 65%, pari a 14.300 euro, che potrà recuperare in dichiarazione dei redditi in 10 anni. Secondo l’articolo 10, la stessa cifra potrebbe essere subito “scontata” cedendo il credito a chi ha eseguito i lavori. Quindi, per il committente, la ristrutturazione di fatto costa “solo” 5.700 euro, dato che i restanti 14.300 euro se li sobbarcherebbe l’impresa che ha realizzato i lavori. Quest’ultima, potrà recuperare la cifra tramite credito d’imposta nei successivi 5 anni.
“Le imprese artigiane delle Costruzioni, che in provincia di Verona, sommando Edilizia e Impianti, al 31 dicembre 2018 erano 11.303 unità, verrebbero colpite da immediati effetti negativi a carico del loro equilibrio finanziario, già precario dopo anni di crisi – aggiunge Andrea Bissoli, Presidente di Confartigianato Imprese Verona –, ritrovandosi con un drastico problema di liquidità, dovendo contrastare un’esigenza di flussi nel breve, con un ritorno di risorse che, al contrario, avverrebbe nell’arco di anni! Con ogni probabilità non saranno nelle condizioni di reggere la concorrenza di grandi gruppi di imprese di multiservizi che, avendo al loro interno delle finanziarie, non avvertirebbero alcuna conseguenza. Senza tralasciare il fatto che le imprese artigiane che realizzano questi interventi sono spesso, loro malgrado, già ben cariche di crediti d’imposta; basti pensare alle ritenute dell’8% e al credito IVA derivante dall’applicazione obbligata di reverse charge e split payment. Anche l’ulteriore cessione del credito d’imposta a terzi è tutt’altro che scontata: si tratta di una novità introdotta proprio per cercare di mitigare l’effetto concorrenza sleale, ma dovendo essere questi ultimi o fornitori di beni o fornitori di servizi delle stesse imprese che hanno realizzato il lavoro, sarà un’impresa riuscire a trovare qualcuno di costoro che sia disposto a ricevere crediti verso lo Stato, con rientro in cinque anni, anziché incassare subito soldi liquidi”. Decreto Crescita
“Il bonus ristrutturazioni – conclude Bissoli – ha sicuramente la finalità positiva di un investimento in favore dell’edilizia, ma fatto in questo modo, rischia di mettere fuori dal mercato artigiani e piccole imprese. Un provvedimento di questo tipo, per non ledere alcun soggetto coinvolto dovrebbe prevedere l’obbligo di acquisizione da parte dello Stato del credito di imposta generato”.