STUDIO – Il Veneto resta ultimo in Italia per rapporto dipendenti Inps e bacino di imprese ed artigiani. “L’Efficienza non è una scusante”
AttualitàPatronato INAPAIl numero di imprese che “gravano” su ogni dipendente Inps del Veneto? Sono 290. Un valore quasi doppio rispetto a quello di regioni come Calabria (152), Valle d’Aosta (169) e Molise (175). E la situazione di disagio aumenta se si analizza il rapporto con le imprese artigiane venete per ogni addetto, che sono 76, e diventano 26 in Campania, 27 in Calabria e 32 in Molise. Oppure, con il numero degli occupati: 1.297 nella nostra regione e solo 449 in Calabria.
“A due anni dalla nostra prima rilevazione sulla struttura dell’importante Istituto – afferma Roberto Boschetto, Presidente di Confartigianato Imprese Veneto –, purtroppo nulla è cambiato. il Veneto era e resta ultimo in Italia per rapporto dipendenti Istituto e bacino di imprese ed artigiani. Anche su popolazione e lavoratori siamo al penultimo posto in classifica. E, la grande efficienza del personale del Veneto, non può essere una scusante. Un Inps efficiente, efficace e strutturato in modo adeguato alla platea potenziale che insiste su un dato territorio –prosegue – è uno dei pezzi del puzzle di quelle reti infrastrutturali strategiche, materiali e immateriali, e dei servizi di pubblica utilità che sono sempre di più uno dei fattori cruciali dello sviluppo e della crescita di ogni Paese: incide infatti in modo determinante sui costi della produzione di beni e servizi, sulla competitività delle imprese, sul loro accesso ai mercati, sugli scambi commerciali. Una strategicità che si è accentuata nella fase di pandemia da Covid-19, durante la quale l’Istituto è stato chiamato ad erogare i servizi attraverso i quali è possibile accedere alle misure previste dalle disposizioni governative per fronteggiare le ricadute economiche e sociali dell’epidemia da Covid-19 e per fornire supporto ai cittadini, alle famiglie e ai lavoratori quali ad esempio: Istanza per l’emersione di un rapporto di lavoro subordinato irregolare; Indennità 600/1000 euro; Indennità COVID-19 per lavoratori domestici; Reddito di Emergenza; Congedi COVID-19 e Bonus baby sitting e molto altro ancora”.
Tornando all’analisi dell’ufficio Studi di Confartigianato Imprese Veneto su dati forniti dallo stesso Istituito, nel 2019, in regione, si registra un quadro in leggero miglioramento rispetto a quanto osservato nel 2017; questo per effetto di un leggero aumento dei dipendenti Inps delle sedi venete, fenomeno registrato un po’ ovunque. E’ l’effetto delle nuove immissioni a seguito del concorso del 2018, ma si tratta di una boccata d’ossigeno molto limitata e in rapido riassorbimento. Sono 1.671 gli addetti (pari al 5,9% del totale Italia 28.430) che lavorano nelle 39 sedi dislocate nel territorio veneto (il 4,8% delle 805 sedi INPS sparse sulla Penisola), un numero sottodimensionato rispetto al bacino imponente che devono “servire” di cittadini (4 milioni e 900 mila), lavoratori (2 milioni 166 mila) e imprese (484mila, di cui 126mila artigiane).
Rispetto ai principali parametri con cui si è deciso di fare un confronto tra le regioni (imprese, aziende artigiane, abitanti, lavoratori e numero di trattamenti di protezioni sociale erogati), il Veneto risulta il più penalizzato rispetto ai primi due, il secondo rispetto ad abitanti ed occupati mentre è il terzo più efficiente rispetto al numero di trattamenti di protezione sociale che il personale è stato chiamato a gestire nel 2019. Il primo rapporto analizzato e quello tra dipendenti Inps nelle varie regioni d’Italia ed il numero di imprese che vi hanno sede. La regione Veneto, con 34,52 addetti ogni 10mila aziende è ultima in questa speciale classifica seguita da Lombardia (35,35) e Piemonte (36,06). Sono la Calabria con 65,58 dipendenti Inps ogni 10 mila imprese, la Valle D’Aosta con 59,26 ed il Molise (56,95) ad occupare i primi tre posti. Nel corso dei tre anni presi in analisi, il ranking non ha subito grosse modifiche; tuttavia, a livello nazionale si registra un aumento del rapporto addetti Inps ogni 10.000 imprese (da 41,50 a 43,80). Lo stesso rapporto si è leggermente assottigliato nelle regioni che occupano i primi posti del ranking, mentre è aumentato in quelle regioni che occupano la parte bassa della graduatoria. Questo per effetto di variazioni negli organici delle sedi Inps dislocate sul territorio nazionale. Rispetto alle imprese artigiane, la classifica non cambia molto nelle posizioni ma le distanze si accentuano. Tra il primo e l’ultimo posto si passa dal doppio al triplo di personale a disposizione.
Passando poi al rapporto tra dipendenti Inps nelle varie regioni d’Italia ed il numero di cittadini che vi risiedono e di occupati, la regione Veneto è, in entrambe i casi, al secondo posto tra le più penalizzate subito dietro alla Lombardia. In particolare, rispetto agli occupati in Lombardia ci sono 7,53 dipendenti Inps ogni 10 mila occupati che diventano 7,71 in Veneto e 22,29 in Calabria. Tre volte di più e il doppio rispetto alla media nazionale che si ferma a 11,07. Anche per questi due indicatori la situazione risulta pressoché invariata rispetto a quanto rilevato per l’anno 2017.
“Fa da contraltare a questo sottodimensionamento cronico – afferma il Presidente di Confartigianato Imprese Verona, Roberto Iraci Sareri – l’elevata efficienza del personale Inps del Veneto. Siamo al terzo posto per efficienza rispetto al numero di trattamenti di protezione sociale che il personale è stato chiamato a gestire nel 2019, dietro a Trentino Alto Adige e Basilicata. Il nostro focus è chiaramente circoscritto alle pratiche che interessano più da vicino il mondo dell’impresa e del lavoro. Nelle strutture Inps del Veneto ciascun addetto, nel 2019, mediamente ha preso in carico 94 pratiche relative a trattamenti di protezione sociale (nello specifico CIG, indennità di disoccupazione e mobilità). La media regionale si ferma a 74. Anche relativamente alle domande Naspi presentate per singolo dipendente Inps, la nostra Regione conferma una sostanziale efficienza: il rapporto è di quasi 105 domande presentate per addetto Inps. Il dato nazionale è più basso e pari a 87,44. Rapporti più elevati riguardano solo il Trentino Alto Adige (165,82), la Sardegna (122,55) e la Valle d’Aosta (109,47). Analizzando la produttività pro-capite sulla generalità delle prestazioni e dei servizi, nel 2020, il Veneto fa registrare i valori più elevati a livello nazionale”.
“Del resto se consideriamo i numeri per il sud Italia rispetto a quelli delle regioni del nord delle due l’una – conclude il Presidente regionale Boschetto – o si è in presenza di un disservizio, che è male, oppure di spreco, che è peggio. Un dimensionamento adeguato negli organici anche nel Veneto ha una valenza altresì sotto un altro aspetto, quello di sostegno allo sviluppo e della produttività. Per quanto riguarda il nostro territorio, il rapporto tra PA ed utenza, in particolare quella rappresentata dalle imprese ed i loro intermediari, ha cambiato pelle in modo concreto. Ad esempio per quel che riguarda servizi in ordine al lavoro, alla previdenza, alla sicurezza e all’igiene. Da una mera erogazione di servizio e di controllo si è passati a forme di consulenza e collaborazione molto attiva, in alcuni casi anche alla co-gestione. Per questo ultimo caso interessante proprio l’esperienza INPS-Enti Bilaterali nella gestione degli ammortizzatori nella crisi 2009-2014 quando la bilateralità ha coperto il 20% del costo degli ammortizzatori erogati. Una pubblica amministrazione presente ed efficiente è una leva ed un partner per lo sviluppo economico. Questa la sfida a cui si deve puntare anche con l’utilizzo delle risorse del Recovery fund per le quali vi è la necessità di una efficace spesa, con tempi certi e facendo in modo che l’inevitabile complessità amministrativa non si scarichi sulle imprese”.