Elezioni Europee 2024 – Artigianato e MPMI volàno per le transizioni
AttualitàUN’EUROPA A MISURA DI ARTIGIANI E MPMI
In Europa operano 23,3 milioni di artigiani, micro, piccole e medie imprese (MPMI), spina dorsale dell’economia e della società. Rappresentano il 99,8% del totale delle aziende europee, generano il 64,4% dei posti di lavoro e creano il 52,4% del valore aggiunto nell’UE.
Fonte dati: https://ec.europa.eu/eurostat/web/products-eurostat-news/-/edn-20220627-1
Contribuiscono allo sviluppo produttivo, all’occupazione, alla coesione sociale, alla qualità della vita, custodiscono le tradizioni manifatturiere ed esprimono innovazione tecnologica, sono fortemente orientate alla sostenibilità economica, sociale ed ambientale.
Oggi si muovono in un contesto di instabilità: i recenti cambiamenti geopolitici, climatici e demografici stanno scuotendo la competitività e la resilienza dell’economia europea.
Fronteggiare queste sfide sarà decisivo per il benessere dei cittadini europei, la stabilità della società e dei sistemi democratici.
L’attuale legislatura si chiude lasciando un’Europa profondamente diversa da quella del 2019: alle sfide legate alla transizione ambientale e digitale si sono aggiunte quelle emerse dopo la crisi sanitaria e le recenti guerre alle porte dell’Europa.
La pandemia ha provocato la più grave recessione che l’Europa abbia mai visto dalla Seconda Guerra Mondiale. La guerra in Ucraina, le relative sanzioni e la crisi energetica hanno danneggiato l’intera società che si stava riprendendo dalla crisi sanitaria, portando a una perdita di competitività dell’economia europea rispetto ad altre parti del mondo. Situazione che si è ulteriormente accentuata a causa di dipendenze disfunzionali dalle materie prime e dalle catene di approvvigionamento legate a partner commerciali inaffidabili.
Di fronte alle sfide di questi anni, l’Unione Europea ha però reagito con forza.
Le misure di sostegno introdotte hanno infatti permesso alle imprese e alle famiglie di attraversare entrambe le crisi. Tuttavia, ciò ha comportato dei costi che si sono tradotti in un’inflazione elevata, in imprese indebitate e in alti livelli di debito pubblico. Allo stesso tempo, è stato messo in atto un ambizioso quadro normativo per guidare la transizione digitale e verde, generando notevoli esigenze di adattamento, soprattutto per le micro e piccole imprese.
Il Next Generation EU rappresenta senz’altro una tappa storica del processo di integrazione europea. Contro la paralisi economica provocata dalla pandemia, gli Stati membri hanno autorizzato l’emissione di un debito comune, traducendo in termini concreti il motto UE “Uniti nella diversità”.
In tal senso va letto anche il progetto di riformare il Patto di stabilità e crescita: la Commissione europea intende infatti rivedere il quadro della governance economica europea, rendendo maggiormente flessibile e adattato a ciascuno Stato membro il percorso da intraprendere verso la sostenibilità fiscale in una prospettiva di medio termine. Questo nuovo modello, basato proprio sulle esperienze acquisite con il Dispositivo di ripresa e resilienza, potrebbe essere un traguardo importante verso una politica economica (davvero) comune.
Sullo sfondo di tali accadimenti è rimasto comunque costante l’impegno dell’Unione Europea nella c.d. doppia transizione. Il Green Deal, annunciato prima dello scoppio della pandemia, è stata la stella polare della legislazione – emergenziale o meno – adottata successivamente allo scopo di rendere il mercato europeo maggiormente sostenibile e digitale, anche di fronte ai propri partner e competitor mondiali.
Come più volte dimostrato nella sua storia, l’Unione Europea ha fatto sì che la crisi si trasformasse in una opportunità per rafforzarsi e consolidarsi, sia al suo interno che verso l’esterno.
In questo cammino, la microimpresa ha messo a frutto la maggiore potenzialità che la sua struttura le conferisce: la flessibilità, che in periodi come il quinquennio che ci stiamo per lasciare alle spalle, si traduce in capacità di adattarsi ai cambiamenti.
Tuttavia, tale elasticità non tende all’infinito. Per evitare il punto di rottura, occorre
passare dalla fase di ideazione della policy a quella della sua attuazione.
Per questo la legislazione deve essere al tempo stesso ambiziosa, sostenibile e capace di tener conto della situazione reale in cui le imprese operano quotidianamente.
Dal 2019 ad oggi, sono stati completati i numerosi “cantieri legislativi” aperti durante le ultime due legislature, che hanno profondamente mutato il volto del mercato nel quale le nostre imprese operano.
Si tratta di novità fondamentali per realizzare gli obiettivi dell’Unione, che rispondono ad esigenze improrogabili e che abbracciano la quasi totalità dei settori industriali. Allo stesso tempo, però, è innegabile come queste nuove regole implichino non solo modifiche strutturali o comunque puntuali all’attività d’impresa, ma anche – e soprattutto – un vero e proprio ripensamento della cultura imprenditoriale nazionale ed europea.
Non solo: le nuove norme si inseriscono in un contesto fortemente dinamico. Gli accadimenti degli ultimi cinque anni hanno reso la legislazione attuale di fatto già obsoleta. Le stesse Strategie europee per l’industria e le PMI del marzo 2020 sono state elaborate ben prima della pandemia e della guerra in Ucraina: quando sono state pubblicate, erano già sorpassate dagli eventi, senza mai essere state concretamente messe in discussione.
Tutto questo ha creato smarrimento e interrogativi nelle imprese europee, le quali – pur volendo rendersi parte attiva della transizione – si trovano oggi a dover fare i conti con un panorama normativo frammentato, nebuloso e spesso sprovvisto delle necessarie misure attuative.
Dal prossimo quinquennio legislativo le micro e PMI si aspettano una legislazione che crei finalmente opportunità e non più vincoli: sarebbe paradossale realizzare un nuovo modello di sviluppo sostenibile i cui presupposti ed implicazioni sono insostenibili per gli attori che dovrebbero farsi parti attive della transizione. Pertanto, tale modello che prevede una sostenibilità ambientale, economica e sociale deve essere ricalibrato a misura di impresa, con particolare attenzione a quella di micro dimensione.
In breve, i principi e le regole per il nuovo modello economico europeo sono stati posti.
L’Unione Europea deve ora pensare a come realizzarli, per e con le imprese.
LA RAPPRESENTANZA DI CONFARTIGIANATO IMPRESE
Dal 1946 Confartigianato Imprese – con 104 associazioni territoriali, 21 federazioni regionali, 1.206 sportelli al servizio delle imprese e 10.700 consulenti – è tra le più grandi reti europee di rappresentanza degli interessi e di erogazione di servizi all’artigianato e alle MPMI.
Con l’adesione a SMEunited e SBS, e il proprio rappresentante al Comitato Economico- Sociale Europeo, Confartigianato Impese promuove e difende anche a livello sopranazionale i valori condivisi con le Organizzazioni degli altri Stati membri, per un’Europa che pensi effettivamente prima ai piccoli.
La Confederazione si fa infatti portavoce delle peculiarità e delle istanze dell’artigianato e della mPMI italiana, espressione di una cultura produttiva basata sullo stretto rapporto con il territorio e le sue tradizioni.
I 4,4 milioni di micro e piccole imprese italiane, che danno lavoro a 10,9 milioni di addetti, generano valore economico e sociale, poiché praticano sostenibilità e innovazione tecnologica, operano come attore vitale delle comunità, creano occupazione, promuovendo coesione e inclusione sociale. Nelle nostre imprese la trasmissione di competenze è una prerogativa, visto che circa un apprendista su quattro (23,0%) lavora nelle aziende artigiane.
Le micro e piccole imprese sono anche un terreno fertile per il capitale umano giovane e femminile. Le donne rappresentano infatti il 41,5% dei dipendenti delle micro e piccole imprese, a fronte del 39,5% nelle imprese più grandi, e i giovani tra 15 e 29 anni sono il 19,8% della forza lavoro, rispetto al 12,5% delle imprese più grandi. La piccola impresa è anche un luogo di integrazione per gli stranieri. Nelle micro e piccole imprese il 16,5% dei dipendenti è nato fuori dall’Italia, a fronte della quota del 10,9% nelle imprese con più di 50 addetti. Il valore artigiano è anche un presidio economico e sociale contro il declino delle aree interne e montane dove gli addetti delle micro e piccole imprese pesano per il 76,8% del totale.
Il valore artigiano anima anche l’impegno green e gli sforzi per reagire alla crisi energetica con 99mila piccole imprese e 304mila addetti impegnati nella filiera delle energie rinnovabili e 496mila micro e piccole imprese e 350mila imprese artigiane dell’edilizia e dell’installazione di impianti al lavoro per garantire risparmio ed efficienza energetici degli edifici. E ancora, a occuparsi di mobilità sostenibile sono le 70.453 imprese artigiane dell’autoriparazione che garantiscono sicurezza ed efficienza dei nostri veicoli e i 2.028 artigiani produttori di biciclette.
In generale, la difesa dell’ambiente sta a cuore al 66,3% delle micro e piccole imprese
che svolgono azioni per ridurre l’impatto delle proprie attività.
GLI AMBITI E LE PRIORITÀ
Le norme e le politiche d’impresa e di mercato continuano ad essere disegnate su quell’1% delle imprese europee che non sono micro o PMI. Dalla “nuova” Unione Europea del 2024 le micro e PMI si aspettano un approccio normativo del tutto innovativo.
Occorrono norme proporzionate: nessuna esenzione anti competitiva o privilegio immotivato, bensì una disciplina orientata realmente al modello “Pensare Innanzitutto al Piccolo” (Think Small First), tanto nella fase della legislazione (ex ante) quanto in quella della sua implementazione (ex post).
Inoltre, al fine di raggiungere gli importanti obiettivi per i prossimi anni, senza con ciò creare instabilità ed incertezza all’ambiente imprenditoriale, Confartigianato Imprese auspica che le nuove iniziative legislative siano finalizzate ad attuare e razionalizzare le misure esistenti.
Occorrono regole chiare e un ambiente che sia realmente a misura di piccola impresa, anche di fronte alle sfide con i Paesi terzi.
Rafforzare il sistema produttivo europeo vuol dire evitare un approccio ideologico su obiettivi strategici che difficilmente sarebbero realizzabili con tempistiche e mezzi non adeguati alla maggior parte delle imprese europee.
Il Dialogo sociale europeo rappresenta il motore fondamentale per lo sviluppo di soluzioni equilibrate. È fondamentale il pieno coinvolgimento delle parti sociali nelle politiche del lavoro e di protezione sociale a tutti i livelli, nel rispetto della loro autonomia e del principio di sussidiarietà.
Con questo spirito, Confartigianato Imprese formula i suoi auspici per il 2029.
Competitività
Per un ambiente adatto all’imprenditorialità
Nel delicato equilibrio tra concorrenza e regolazione, occorrono anzitutto norme chiare e un ambiente macroeconomico stabile, al fine di non compromettere la competitività delle imprese europee, soprattutto di quelle minore dimensione. Le numerose iniziative legislative degli ultimi anni hanno creato un panorama normativo denso ed articolato, fatto, spesso, di ridondanze , di adempimenti e di inutili sovrapposizioni. Confartigianato Imprese crede che le Istituzioni europee debbano saper accompagnare il mercato unico verso la stabilizzazione del quadro normativo ed istituzionale, partendo dall’attenta ricognizione della normativa esistente e delle esigenze, per giungere ad una attuazione corretta, ordinata e sostenibile.
Confartigianato Imprese chiede di:
- sviluppare una politica dedicata alle micro e PMI che sappia cogliere dai dati reali il corretto spirito di intervento regolatorio, portando a compimento i principi tanto annunciati ma poco praticati del “Pensare Innanzitutto al Piccolo” e del “Once only”, valutando sempre attentamente l’impatto e la ricaduta sul sistema delle imprese;
- una legislazione effettivamente pensata per le micro e PMI, in grado di sostenere programmi e strategie di accompagnamento e supporto, anche nella fase attuativa, attraverso l’implementazione dello strumento del “Test PMI” anche durante il monitoraggio svolto dalla Commissione europea dopo l’entrata in vigore delle norme;
- favorire l’interoperabilità delle principali piattaforme pubbliche, nazionali ed europee, al fine di generare un ambiente di trattamento dei dati e delle informazioni armonizzato e della semplificazione dei relativi sistemi di gestione;
- rendere sostenibili e compatibili con la natura delle micro e piccole imprese, i principi di rendicontazione non finanziaria, per fare in modo che anche le stesse micro e piccole imprese possano godere dei benefici indotti dalla redazione di bilanci “ESG” relativi all’attività sociale, al rispetto dell’ambiente, alla gestione della governance, per l’accesso al credito, alla finanza e ai programmi di agevolazione pubblica;
- incoraggiare l’internazionalizzazione delle micro e PMI, sia all’interno del mercato unico, attraverso la riduzione delle barriere amministrative e fiscali (comprese le norme sul distacco dei lavoratori), sia sul piano globale, inserendo, all’interno degli accordi commerciali, una sezione ad esse dedicata;
- sviluppare una politica comune, adottando strumenti che, sulla scorta di quanto fatto con il “Temporary Framework”, il Next Generation EU (prima) o il REPowerEU (poi), possano creare le condizioni stabili e i presupposti di governance per generare un meccanismo virtuoso di equilibrio tra gestione e impiego delle risorse, tra Stati Membri ed Unione;
- adeguare, attraverso il pieno coinvolgimento delle parti sociali, nel rispetto della loro autonomia e del principio di sussidiarietà, la legislazione del lavoro a tutti i livelli appropriati per contribuire ad una rinnovata flessibilità e sicurezza per i datori di lavoro e i lavoratori;
- concepire azioni che applichino il principio di sussidiarietà orizzontale agevolando programmi per istruire, formare e consigliare gli imprenditori in stretta collaborazione con le organizzazioni imprenditoriali ed uno scambio delle migliori pratiche in questo campo;
- offrire un migliore accesso alle informazioni e alla partecipazione delle micro e PMI ai programmi europei per consentire loro di trarre vantaggio dal mercato unico europeo;
- garantire un accesso equo ai mercati e il corretto funzionamento della concorrenza che impedisca la formazione di posizioni dominanti nell’intermediazione delle piattaforme digitali. In un mondo digitale, è fondamentale disporre di dati, interfacce e software per avere accesso ai clienti, adattando diritti, doveri e responsabilità alla dimensione e all’attività delle imprese.
- consentire alle micro e PMI di decarbonizzare e rendere più ecologiche le loro attività salvaguardando il principio della neutralità tecnologica e garantendo l’accesso alle energie rinnovabili a condizioni accessibili, favorendo la (auto) produzione di energia rinnovabile e consentendo l’accesso a nuove forme di energia come l’idrogeno.
- proseguire nel percorso verso un approvvigionamento sicuro, diversificato, accessibile e sostenibile di materie prime essenziali orientata al “non spreco”, continuando a promuovere il riuso, la riparazione e l’efficienza delle risorse al fine di ridurre la domanda di prodotti di base;
- migliorare le condizioni strutturali e regolatorie nella gestione dell’acqua, prevenendo e mitigando l’impatto della siccità e delle inondazioni.
Competenze
Per un lavoro qualificato adatto alla doppia transizione
Nel percorso verso la doppia transizione, le giuste competenze e l’apprendimento permanente sono elementi fondamentali per una crescita a lungo termine e sostenibile, e rappresentano pertanto un fattore chiave per garantire la competitività delle imprese. Tuttavia, le micro e PMI incontrano grandi difficoltà nel reclutare personale qualificato; tale problema strutturale è dato da una combinazione di diversi fattori, tra cui la carenza demografica, l’invecchiamento della popolazione e l’inadeguato adattamento dei programmi di istruzione alle nuove esigenze del mercato del lavoro europeo.
In questo contesto, l’apprendimento permanente, l’aggiornamento delle competenze e il dialogo tra il mondo della formazione e quello del lavoro giocano un ruolo fondamentale per creare occupazione di qualità, in linea con i reali fabbisogni delle imprese.
Confartigianato Imprese chiede di:
- insegnare la mentalità imprenditoriale fin dalla più tenera età. C’è bisogno di futuri imprenditori che creino e diano continuità alle imprese, di dipendenti delle micro e PMI con spirito di iniziativa e di funzionari pubblici che comprendano il ruolo sociale degli imprenditori;
- aumentare le competenze di base e tecnico-professionali in tutta Europa attraverso azioni politiche mirate che incoraggino le micro e PMI ad investire di più nell’istruzione e nella formazione professionale e nell’apprendistato;
- promuovere la formazione continua per migliorare la competitività e l’occupabilità;
- sostenere l’acquisizione di competenze collegate alle transizioni verde e digitale e ai fabbisogni del mercato del lavoro promuovendo un maggiore dialogo tra il mondo scolastico/formativo e le imprese/associazioni datoriali al fine di creare una più stretta connessione tra profili in uscita dai percorsi formativi e i fabbisogni del mercato del lavoro;
- promuovere il modello formativo di alternanza scuola-lavoro, incorporando i luoghi di lavoro nell’ambito delle istituzioni formative;
- rafforzare il sistema di riconoscimento reciproco delle qualifiche formali a livello europeo, comprese quelle professionali;
- facilitare il riconoscimento delle competenze e delle qualifiche dei cittadini di Paesi terzi;
- sostenere la mobilità transnazionale dei discenti dell’IFP;
- creare una migrazione economica legale di manodopera qualificata, facendo dell’Europa un buon posto dove lavorare per i talenti internazionali – e responsabilizzare gli Stati membri, insieme alle parti interessate, a compiere maggiori sforzi per integrare i rifugiati e i migranti come lavoratori e imprenditori nel mercato del lavoro. Questo dovrebbe essere accompagnato da una strategia globale nei confronti dell’Africa e dei Paesi del Mediterraneo allargato;
- mobilitare incentivi mirati al miglioramento e riqualificazione delle competenze della forza lavoro, in accordo con gli Stati membri e le parti sociali;
- promuovere la continuità aziendale condividendo politiche e programmi di preparazione e prevenzione, anche al fine di salvaguardare la trasmissione dei saperi tra le generazioni.
Credito
Per una Europa che dia credito a chi vuole fare impresa
Nell’Europa degli obiettivi, alle micro e PMI servono risorse finanziarie. L’accesso agli appalti pubblici, oltreché gli effetti di una cultura del “pagamento puntuale” possono senz’altro garantire la liquidità delle imprese. Tuttavia, nella doppia transizione, queste risorse devono essere accompagnate ad una semplificazione delle procedure e dei requisiti che permettono alle micro e PMI di accedere agli investimenti pubblici e privati, nonché alle forme di credito alternative al prestito bancario, che consentano loro di realizzare progetti più rischiosi.
Confartigianato Imprese chiede di:
- creare un regime fiscale che garantisca che tutti gli operatori economici, indipendentemente dalle loro dimensioni e dalla loro ubicazione, paghino la loro congrua parte delle imposte;
- combattere i ritardi di pagamento, proseguendo nella revisione delle norme europee verso una vera e propria cultura del pagamento tempestivo. Contro gli abusi delle grandi imprese e le inefficienze delle autorità pubbliche contraenti, occorrono termini di pagamento chiari e misure che rafforzino la trasparenza nell’incontro tra domanda e offerta, a discapito dei “cattivi pagatori”;
- rivedere le regole europee di regolamentazione bancaria evitando che queste possano creare difficoltà di finanziamento per le micro e piccole imprese e disincentivare l’azione delle cosiddette “banche di territorio”;
- incentivare l’uso delle garanzie pubbliche e private per favorire l’accesso al credito delle micro e piccole imprese meritevoli, ma escluse di fatto dalle banche per ragioni di minore convenienza e redditività;
- sostenere forme alternative al credito bancario per il finanziamento delle micro e piccole, attraverso le piattaforme di landing e forme innovative di sostegno al capitale di rischio;
- rafforzare le forme di sostegno agli investimenti privati, sia nell’aggiornamento dei beni strumentali che nell’accesso all’innovazione, soprattutto se ad alto indice di rischio, anche attraverso specifici programmi pubblici;
- orientare il prossimo Quadro Finanziario Pluriennale verso l’adozione di strumenti anticiclici in grado di correggere le congiunture economiche negative;
- elaborare sistemi di rendicontazione adatti alle micro e PMI in grado di fornire dati utili alla valutazione degli istituti di credito, evitando ingiustificati e complicati adempimenti, anche non di carattere finanziario, non proporzionati alle caratteristiche delle micro e piccole imprese
- favorire e rafforzare l‘inclusione delle PMI negli appalti pubblici.
CONCLUSIONI
Confartigianato auspica che si possano mettere in campo politiche che:
- consentano alle micro e PMI di guidare le transizioni prosperando in un quadro normativo improntato all’imprenditorialità;
- possano garantire la competitività;
- individuino gli strumenti per qualificare le competenze e le misure per finanziare l’innovazione e gli investimenti;
- consentano un accesso equo ai mercati e una prospettiva di un ambiente economico stabile.