ELEZIONI AMMINISTRATIVE 2019 – Presentato documento regionale di Confartigianato per i Comuni: “Ripartire da comunità per crescita sostenibile”
Verona CentroVerona Centro-NordVerona EstVerona Nord-Ovest...Le tendenze demografiche e i nuovi addensamenti occupazionali pongono problemi inediti per la realtà dei comuni veneti. Anziché indugiare sull’allarmismo, Confartigianato Imprese Veneto ha analizzato la situazione in chiave di “crescita sostenibile” proponendo piste di lavoro che i comuni sono chiamati a valutare e condividere anche valorizzando lo strumento dell’associazionismo. La Confederazione regionale e le Associazioni provinciali di Confartigianato hanno prodotto un documento che verrà consegnato ai candidati a sindaco alle prossime elezioni amministrative di maggio, ma anche alle restanti Amministrazioni della provincia, come contributo di riflessione e proposta. Confartigianato, per la realizzazione della pubblicazione, presentata oggi a Mestre nel corso di una conferenza stampa, ha chiesto i contributi di:
- > Roberto Cavallo
- > Luca Della Lucia
- > Federico Della Puppa
- > Sergio Maset
- > Stefano Micelli
- > Antonella Pinzauti
- > Michele Polesana
- > Ermete Realacci
“Associazionismo, associazionismo, associazionismo! Superare la frammentazione decisionale è la chiave di volta – afferma Agostino Bonomo Presidente di Confartigianato Imprese Veneto –. Dobbiamo ripartire dalle comunità per una crescita sostenibile. Denatalità e ambiente richiedono una stagione di intensa e attrezzata collaborazione tra comuni che deve declinarsi su 4 linee: governo del territorio con un coordinamento terzo riprendendo il ruolo delle Province, di aggregazione sui servizi complessi ai cittadini per attrarre giovani e famiglie e aiutare gli anziani, lavorare sulla macchina amministrativa, grazie anche al digitale, per una diminuzione dei costi pro capite senza rinunciare alla rapidità e sburocratizzazione del regime autorizzativo ed infine collaborare per monitorare i bandi UE ed essere da stimolo per partenariati territoriali che intercettino fonti di finanziamento”.
elezioni amministrative
“I quasi 300 comuni sotto i 5mila abitanti, e non solo loro –prosegue Bonomo – devono avviare processi di innovazione e inclusione sociale (servizi, trasporto pubblico, banda larga e turismo) e innovazione ambientale (qualità dell’aria, risparmio energetico, riqualificazione edilizia e mobilità). Con queste premesse abbiamo deciso di scegliere un arco di proposte che andassero dalla sfida della crescita sostenibile, mettendo al centro la salvaguardia dell’ambiente; per continuare con gli obbiettivi legati al consumo del suolo, che significa anche riqualificazione insediativa e governo dei flussi di traffico; proseguendo con l’obbiettivo dell’inclusione sociale (mobilità delle persone, digitale e welfare); rilanciando l’attualità dell’associazionismo tra comuni, come necessaria risposta, unitamente all’invito ad un approccio strategico più efficace e meno frammentato. Abbiamo infine chiesto al presidente di Symbola, associazione alla quale abbiamo recentemente aderito in coerenza con la nostra visione di sostenibilità, una testimonianza a favore delle chanches dei piccoli comuni”.
elezioni amministrative
Crescita sostenibile
Una nuova geografia: demografica, economica, insediativa (Maset)
Il Veneto che si appresta a chiudere questo secondo decennio, pone all’attenzione degli attuali e futuri amministratori comunali situazioni complesse: appare per alcuni versi più concentrato all’interno del poligono dei suoi capoluoghi di pianura, più urbano, più anziano e infine meno denso, con una accentuata tendenza alla diminuzione della popolazione nelle sue fasce circostanti. Passato a 2 a 5 milioni di abitanti dal 1871 ad oggi (+150%), il Veneto ha vissuto diverse fasi dalla urbanizzazione al policentrismo alla immigrazione sino a ritorno della centralità delle città. Oggi 4 milioni di persone (79%) abitano nell’area centrale da Verona a Venezia dove lavora l’82% degli occupati (1,4 milioni). La contrazione nel numero di micro imprese manifatturiere ha comportato anche una riduzione della dispersione dei posti di lavoro sul territorio che si era osservata nei decenni scorsi, e una tendenza alla concentrazione in alcuni addensamenti produttivi. Il lascito di quella stagione è fatto anche di un consistente numero di capannoni spesso al di fuori di zone industriali significative e meglio collegate.
C’è poi un problema di spopolamento e di Comuni piccoli: il 52,7% ha visto ridurre la popolazione residente negli ultimi 8 anni -il 77,9% di quelli nelle due fasce esterne del bellunese e bassa padovana, Rovigo-, il 50,8% ha meno di 5mila abitanti ed ospitano il 14,7% della popolazione mentre l’1% di Comuni con più di 50mila abitanti (6) il 20%. elezioni amministrative
Il territorio, che è al tempo stesso requisito ulteriore di sostenibilità
Guardare dall’alto dei campanili (Della Puppa)
L’urbanistica “del retino” ha sviluppato modelli e piani regolatori che hanno privilegiato, dal comune di mille abitanti ai capoluoghi, l’organizzazione per parti monofunzionali del territorio. Così oggi il Veneto, la seconda regione in Italia per consumo di suolo, nei suoi 571 comuni non racconta più solo le 3.800 ville venete, ma anche la presenza di 5.679 aree produttive industriali e artigianali per una superficie totale di 41.295 ettari, pari al 18,4% della superficie consumata e urbanizzata. Il territorio dello sviluppo post fordista e del capitalismo molecolare (come lo definisce Aldo Bonomi) ha progressivamente trasformato il Veneto da terra agricola povera a forte emigrazione a luogo ricco di produzioni ad alto valore aggiunto a forte immigrazione. Ma questo modello ha funzionato fino alla crisi, che ha messo in luce le debolezze del modello stesso. Oggi abbiamo 92mila capannoni di cui 11mila dismessi!
Lo schema attuale, riconoscibile a prescindere dalla dimensione del comune, vede aree distinte per industria, residenza, commercio, servizi e centri ormai svuotati delle loro funzioni di luogo degli incontri e degli scambi. Per tornare a dare centralità al territorio, occorre interpretare le nuove logiche di sviluppo e adottare strumenti di azione e di intervento innovativi: in sintesi, cercare nuovi linguaggi e nuove storie che interpretino il futuro, uscendo con strumenti immaginativi dai confini amministrativi ben sapendo che lo scenario non è più quello dei propri confini comunali o mandamentali, ma del quadro globale complessivo.
Inclusione sociale e partecipazione
(mobilità persone, banda larga e digitale e welfare)
Approccio strategico alle decisioni (Dalla Lucia)
Per quanto il dibattito su mobilità e trasporti in Veneto sia di lungo corso, un’analisi più approfondita dei dati sembra indicare che, più che colmare un gap infrastrutturale, è necessario avviare una riflessione a monte, su quale sia il tipo di futuro che ci prefiguriamo per la mobilità in Veneto.
Per fare un esempio, ulteriori aumenti del trasporto su rotaia presuppongono un assetto territoriale con caratteristiche di densità maggiori rispetto a quelli attuali. In altre parole, bisognerebbe pensare le città e il territorio anche in funzione di forme più sostenibili di trasporto. Analogamente, per ridurre il numero di veicoli sulle strade è necessario guardare in modo non convenzionale al trasporto collettivo favorendo la diffusione di servizi di covetturaggio, resi oggi più efficienti dalle tecnologie di piattaforma accessibili da smartphone. Si tratta di modificare l’approccio decisionale, che deve essere di tipo strategico, collegando cioè gli obiettivi generali con quelli specifici.
Qualità della vita e digitale (Micelli)
Anche se gli investimenti degli operatori di telecomunicazioni sono aumentati nel corso degli ultimi anni, il Veneto è caratterizzato da una copertura ancora solo parziale delle reti a banda ultra larga. Per accelerare la copertura del territorio, il ruolo delle amministrazioni locali è cruciale sia sul versante hardware, agevolando l’attività degli operatori, sia su quello immateriale, attraverso la predisposizione di servizi adeguati e la diffusione di una nuova cultura digitale. elezioni amministrative
Per quanto concerne l’offerta di servizi i Comuni, in particolare quelli di piccole dimensioni, sono chiamati a ragionare su geometrie istituzionali più adeguate, favorendo quando possibile l’aggregazione dei servizi. Per quanto concerne la diffusione di una cultura del digitale è essenziale avviare un’attività di sviluppo delle competenze del personale e dei cittadini, sviluppando forme di collaborazione efficaci con enti di formazione e università.
La diffusione di competenze digitali nelle strutture dei comuni rappresenta una priorità se si vuole creare le premesse per un’amministrazione più moderna e più vicina alle esigenze del cittadino. Questo aggiornamento non passa solo attraverso modalità tradizionali di formazione quanto piuttosto attraverso la messa in rete delle competenze esistenti, attraverso la creazione e lo sviluppo di comunità di pratica in grado di coinvolgere il personale occupato nelle amministrazioni grazie allo scambio di esperienze fra pari. Le finalità di queste comunità non rispondono solo alle logiche dell’aggiornamento professionale. Possono rappresentare, piuttosto, un veicolo importante di rafforzamento dell’identità professionale in contesti lavorativi che hanno conosciuto un significativo deterioramento delle competenze e del senso di appartenenza all’istituzione.
Welfare di comunità (Pinzauti)
La crescita e il cambiamento nella domanda sociale correlato con le recenti tendenze demografiche, in coincidenza con la progressiva contrazione delle risorse a disposizione degli Enti locali, richiedono nuove risposte e nuovi strumenti. Le politiche sociali rinnovate, all’insegna dell’inclusione e della partecipazione, si basano su tre pilastri fondamentali: la mobilità per connettere centri e periferie e prevenire i rischi di isolamento, anche in situazione di autonomia decrescente delle persone; il digitale come risorsa per l’inclusione e la partecipazione; e la generazione di capitale sociale.
Ad un adeguamento delle risposte al mutare dei bisogni deve accompagnarsi una rinnovata capacità del sistema di offrire interventi e soluzioni non standardizzati, ma costruiti sulle esigenze specifiche delle singole persone e famiglie. L’attuale contesto suggerisce quindi di promuovere l’innovazione sociale creando sinergie virtuose tra le istituzioni locali e il territorio a partire dalla promozione dell’iniziativa privata, dalle idee e dai progetti di organizzazioni e imprenditori sociali per la promozione del welfare. Puntare su politiche pubbliche di innovazione sociale, inseguendo i bisogni sociali in rapido mutamento, significa puntare sull’inclusione sociale sollecitando tutti gli ambiti delle attività dalla rigenerazione urbana alla vita culturale, dall’istruzione al lavoro, promuovendo la collaborazione tra soggetti pubblici e privati per la definizione di soluzioni inclusive finalizzate al superamento della crisi del sistema di welfare tradizionale e la promozione dello sviluppo locale. elezioni amministrative
Ambiente più accogliente (Cavallo)
Pensare a uno sviluppo sostenibile significa collocarsi su un orizzonte temporale che vada oltre il mandato amministrativo e farsi carico delle generazioni future, di chi abiterà il territorio nei prossimi anni, andando non solo e non tanto a gestire meglio l’esistente quanto a stimolare idee e processi nuovi. Vengono poi individuate delle specifiche aree di intervento. Nel caso della produzione e dello smaltimento dei rifiuti, il tema non può limitarsi al miglioramento dello smaltimento, ma deve affrontare la produzione di scarto e la sua progressiva riduzione.
Per questo occorre un sistema di regole certo e territorialmente omogeneo, evitando le difformità tra territori; l’adozione di un approccio partecipato alla programmazione; un’attenzione alle nuove forme di finanziamento italiano ed europeo. Per quanto riguarda la mobilità, le amministrazioni – sulla base di un’analisi dei tragitti e delle esigenze – devono introdurre itinerari e strumenti alternativi, nella consapevolezza che l’idea di sostituire la propulsione a combustibili fossili con quella elettrica è solo parte del problema. Infine, in merito all’energia e al verde, le amministrazioni possono – attraverso l’adozione di opportuni piani strategici – intervenire sul proprio patrimonio strutturale, rinnovando e riqualificando edifici, aree verdi e infrastrutture nella logica di una maggiore sostenibilità. I Comuni e le loro aggregazioni hanno tre grandi compiti: di moral suasion orientando scelte e comportamenti legislativi nazionali ed europei, essere modelli da imitare in tema di economia circolare e riduzione dei rifiuti, di monitoraggio dei bandi e stimolino territorialmente partenariati per intercettare fonti di finanziamento.
Associazionismo attrezzato
Un approccio strategico e un quadro di decisioni meno frammentate (Maset) elezioni amministrative
Da un lato i comuni di dimensione minore rischiano un ulteriore processo di marginalizzazione, a seguito dei processi di invecchiamento della popolazione; dall’altro la fascia centrale della regione sembra avviata a un processo di densificazione che comporta, se non ben governata, un’accentuazione di fenomeni quali il consumo di suolo, il traffico automobilistico e una mobilità delle persone crescente all’interno delle aree urbane. Sono processi che evidentemente richiedono e richiederanno uno sforzo di progettualità tra e con le amministrazioni locali, chiamate più che in passato a collaborare tra loro perché i fenomeni in atto attraversano e superano i confini amministrativi e perché trovarvi risposte efficaci richiede una riorganizzazione dell’agire amministrativo. L’attenzione al consumo di suolo, alla qualità insediativa e al governo dei flussi di traffico richiedono più efficaci strumenti di coordinamento intercomunale. La programmazione territoriale deve quindi guardare alle città (capoluoghi in primis) come a centri di riferimento per un territorio più ampio, proprio come la popolazione guarda ad essi con crescente attenzione per la loro dotazione di servizi e opportunità. In altri termini significa adottare una prospettiva sovra-comunale di pubblicizzazione e coordinamento delle decisioni, a livello mandamentale per alcuni tipi di attività e provinciale per altri, e comunque secondo un principio in base al quale ciò che avviene all’interno di un comune è parte di una comunità di interessi e relazioni più ampia. elezioni amministrative
A cinque anni dalla legge Delrio (ln. 56/2014) è interessante guardare all’esperienza di associazionismo intercomunale in Veneto. Le unioni di comuni oggi attive sono 22 e coinvolgono complessivamente 82 amministrazioni. Generalmente si tratta unioni di pochi comuni, mediamente 3, escludendo il Camposampierese che coinvolge 11. Siamo dunque ancora ben lontani da una logica di costituzione di bacini. La direzione da perseguire è dunque quella di guardare alla gestione associata dei servizi al cittadino da realizzare in bacini di dimensione inizialmente almeno mandamentale, a partire dai 50 mila abitanti (guardando alla esperienza francese delle comunità di agglomerazione), incardinati intorno ai poli urbani locali. In sintesi, i fenomeni sociali, demografici, economici e ambientali in atto pongono oggi una sfida di innovazione agli enti locali.
All’ombra dei campanili, cose belle che piacciono al mondo (Realacci) elezioni amministrative
Nel promuovere e favorire un’Italia che innova senza indebolire i territori e senza perdere la propria anima un ruolo importante hanno i piccoli comuni e la legge (Legge Realacci 158/2017, n.d.r.) approvata all’unanimità nella passata legislatura. Una battaglia cui ho legato una parte importante della mia attività parlamentare. In Italia i comuni sotto i 5.000 abitanti sono circa 5.500, rappresentano il 70% dei comuni italiani, amministrano più del 50% del territorio, ci vivono più di 10 milioni di persone. La legge non è che un primo importante passo per cambiare le politiche ed affrontare il futuro. Non vuole essere un provvedimento assistenziale, ma una scommessa che tiene assieme, le questioni che emergono, basti pensare alla crescente fragilità dei territori determinata dai mutamenti climatici, come ha tragicamente annunciato la tempesta Vaia, con l’idea di una società e di un’economia più capaci di affrontare il futuro proprio perché più a misura d’uomo. elezioni amministrative
Per Carlo Maria Cipolla la missione dell’Italia era “produrre all’ombra dei campanili cose belle che piacciono al mondo”. Per chi ha a cuore questa missione, insieme alla bellezza dei nostri territori e alla coesione delle nostre comunità, i Piccoli Comuni rappresentano un importante patrimonio per costruire il futuro.
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