AUTOTRASPORTO – Aumenti delle accise sul gasolio, Confartigianato e Unatras: “Pronti al fermo dei mezzi”
Trasporti - Logistica - MobilitàCome annunciato, Unatras, il coordinamento nazionale delle principali associazioni di rappresentanza dell’Autotrasporto, con in testa Confartigianato Trasporti, ha convocato il Comitato Esecutivo, con all’ordine del giorno la proclamazione del fermo dell’autotrasporto.
“Le dichiarazioni del Ministro competente sul tema delle accise non forniscono un quadro chiaro di quelle che sono le scelte del Governo – si legge nella nota Unatras –. Non è vero che tale decisione discenda da un obbligo imposto dall’Unione Europea. La responsabilità ricade interamente sul Governo italiano che aumenta le tasse su una categoria fondamentale per l’economia nazionale. Questo non è accettabile, così come è insolito il mancato confronto con le rappresentanze delle categorie interessate”.
Se le intenzioni sono quelle di allineare le accise sul gasolio a quelle della benzina, per gli autotrasportatori il risultato è chiaro: si colpirà direttamente il settore del trasporto e di certo non si farà del bene all’economia.
“Condividiamo lo stato di agitazione dell’intera categoria – spiega Paolo Brandellero, presidente di Confartigianato Trasporti Verona – ribadendo la richiesta di un chiarimento al Ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, dal quale invece non arrivano risposte. Ora valuteremo il fermo dei servizi, confermando la linea dura di questa nostra presa di posizione. L’allineamento delle accise sul gasolio a quelle della benzina e la revisione delle ‘tax expenditures’, tra le quali c’è il rimborso di quota parte delle accise, sono misure che penalizzino una categoria già gravata da insostenibili costi di gestione”.
“Preoccupa anche la deducibilità sull’accise – aggiunge Michele Varotto, presidente regionale della categoria di Confartigianato –, che già era stata tolta agli autotrasportatori che viaggiavano dagli Euro I agli Euro IV e che rappresentano ancora oltre il 50% dei parco mezzi utilizzati. Quindi già siamo stati penalizzati, ora non possono colpire anche chi utilizza Euro V e Euro VI”.
“Significherebbe mettere in ginocchio un comparto che già ha altissimi costi di gestione e pochi margini di guadagno – prosegue il veronese Brandellero –, con una ‘voce-carburante’ che pesa per un terzo sul bilancio aziendale. Non potremmo nemmeno aumentare i prezzi dei viaggi in quanto i contratti sono già stati fatti con i committenti. Se questa vuole essere una manovra per incentivare l’uso dell’elettrico, credo che non tenga conto delle difficoltà del settore, indispensabile per le imprese e per l’economia del Paese. In Veneto significa andare a colpire quasi 5mila aziende artigiane, mentre in provincia di Verona si parla di circa 800 imprese per le quali gli eventuali aumenti delle accise rappresenterebbero costi puri”.
“I costi di un camion o furgone elettrico o Euro 6 – conclude Brandellero – sono attualmente proibitivi e le aziende di autotrasporto non sono in grado di cambiare il proprio parco mezzi con tanta facilità, anche in un’ottica green e di risparmio carburante, a meno che non ci siano bonus o agevolazioni pubbliche”.