MANUTENTORI VERDE – Rifiuti, Veneto in ritardo su nuova norma: manutentori del verde senza accesso ad ecocentri. Confartigianato chiede tavolo con Anci
28 Novembre 2025

MANUTENTORI VERDE – Rifiuti, Veneto in ritardo su nuova norma: manutentori del verde senza accesso ad ecocentri. Confartigianato chiede tavolo con Anci

Costruzioni

Nonostante il Decreto Ambiente 153, convertito nella Legge 191/2024, consenta ai manutentori del verde di conferire gli scarti vegetali nei centri di raccolta comunali, nella maggior parte del territorio regionale, e quindi anche in provincia di Verona, l’accordo operativo tra Comuni ed enti gestori ancora non esiste. L’unica eccezione è Venezia, dove il servizio è stato attivato grazie a un’intesa con Veritas su otto Comuni. Nel resto del Veneto, invece, la legge non è stata recepita: gli ecocentri non sono organizzati per accogliere i volumi delle imprese e le amministrazioni temono carichi di materiale superiori alla loro capacità attuale.

“Peccato che, oggi, in Veneto la legge sia ferma al palo – dichiara Giuseppe Lumia, Presidente del Gruppo di mestiere Imprese del Verde di Confartigianato regionale –: le amministrazioni locali temono l’impatto dei volumi e non hanno ancora organizzato gli ecocentri per accogliere mezzi e quantità tipiche delle imprese professionali. Per sbloccare definitivamente l’applicazione della norma Confartigianato Imprese Veneto propone l’istituzione immediata di un tavolo di confronto regionale che coinvolga le associazioni di categoria e Anci Veneto”.

L’obiettivo è duplice: coordinare azioni omogenee tra i Comuni e supportare gli enti gestori nell’individuare soluzioni condivise per evitare i colli di bottiglia operativi: dall’organizzazione delle piazzole alle modalità di conferimento, dagli orari alla gestione dei flussi nei periodi di picco.

“Serve un percorso comune che permetta ai territori di muoversi insieme – aggiunge il veronese Pietro Paolo Fattori, Presidente di Confartigianato Costruzioni Verona, che comprende i Manutentori del Verde –, perché senza una regia unitaria il rischio è quello di avere una legge moderna, ma un sistema fermo al passato. La nostra regiona da anni è ai vertici nazionali per qualità della raccolta differenziata e capacità di gestione dei rifiuti. Un primato che, se applicato anche al settore del verde professionale, potrebbe generare economie di scala e nuove filiere circolari. In provincia di Verona, le imprese con codici Ateco che riconducano alla Manutenzione del verde sono circa 600”.

Oggi gli scarti verdi vengono riciclati soprattutto tramite compostaggio, in altri casi diventano biogas per la produzione di energia o vengono triturati in cippato da utilizzare come combustibile. Confartigianato Imprese Veneto ha sottoposto un questionario agli associati all’indomani della conversione in legge del decreto per conoscere volumi e modalità di conferimento. Dai dati raccolti emerge un quadro chiaro: il settore è composto in prevalenza da imprese di piccole dimensioni, tra 1 e 6 addetti, anche se non mancano realtà più strutturate. I conferimenti degli scarti verdi avvengono con cadenza regolare, spesso giornaliera o settimanale, il che richiede un accesso rapido e continuo ai centri di raccolta. Molte aziende sono costrette a percorrere più di 20 chilometri per raggiungere un punto di conferimento, con un impatto evidente su costi e tempi di lavoro. I volumi annuali, tra le imprese rispondenti, oscillano da un minimo di 20 fino a 265 tonnellate di materiale, numeri che per le imprese più strutturate possono salire fino a 5.000.

Accanto a questi elementi strutturali, emergono anche criticità diffuse sul territorio. In diverse aree del Veneto gli ecocentri risultano insufficienti o troppo distanti, mentre gli orari di apertura non sono adeguati ai picchi stagionali di attività, soprattutto tra primavera ed estate. A questo si aggiunge la mancanza di standardizzazione nelle misurazioni e nelle procedure di accettazione del materiale, che crea incertezza e disomogeneità tra un Comune e l’altro. In molti centri manca inoltre lo spazio necessario per la manovra dei mezzi professionali e aree di scarico adeguate ai carichi delle imprese, elementi che rendono il conferimento più lento e complesso rispetto alle esigenze operative del comparto.

“È paradossale che una norma pensata per semplificare il lavoro finisca per rimanere inapplicata proprio dove servirebbe di più” – conclude Fattori – le imprese hanno diritto a conferire nei centri urbani, ma senza regolamenti chiari, uniformi e strutture adeguate la legge rischia di restare sulla carta”.