INDAGINE – Patrimonio immobiliare pubblico inutilizzato: prima mappa interattiva con i dati del Veneto. In provincia di Verona, nel limbo 416 edifici per 352 mila sprecati
9 Novembre 2022

INDAGINE – Patrimonio immobiliare pubblico inutilizzato: prima mappa interattiva con i dati del Veneto. In provincia di Verona, nel limbo 416 edifici per 352 mila sprecati

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Il patrimonio immobiliare pubblico inutilizzato, in provincia di Verona, è composto da 416 unità immobiliari per un totale di 352.663 mq di superfici, il dato più alto tra tutte le 7 province della regione. Quasi un immobile su quattro è stato costruito prima del 1919, mentre il 33% (117 mila mq) ha visto la luce tra il 1919 e il 1945. A livello di unità immobiliari, il 49% è da ricondurre a caserme e carceri, quasi 173 mila metri quadrati, il residenziale arriva al 12% (43 mila mq) e il 7% è rappresentato da edifici scolastici che occupano circa 23 mila mq. I principali proprietari del patrimonio pubblico inutilizzato sono i Comuni, sia a livello di unità immobiliari (62%) sia di superfici (56%) e a seguire Ministeri e Presidenza del Consiglio dei Ministri con 100.317 mq.

Del patrimonio inutilizzato, 313 unità immobiliari potrebbero essere utilizzabili, mentre oltre 53 mila metri quadrati sarebbero da demolire ed eventualmente ricostruire.

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A livello di unità immobiliari, l’inutilizzato si concentra nel Comune di Verona con 126 fabbricati; secondo posto a pari merito con 18 immobili per San Giovanni Lupatoto e Legnago, seguiti da Oppeano con 17, Cologna Veneta con 16 e San Martino Buon Albergo con 15. Ma in testa alla classifica dei metri quadrati inutilizzati c’è Castelnuovo del Garda, con 73.523, tallonato da Lavagno con 71.137 mq, mentre Verona arriva a 48.759 mq.

Dunque, sono i comuni i principali interlocutori nel processo di valorizzazione dei beni pubblici, secondo l’indagine che ha mappato tutti i 4.900 edifici dismessi nel territorio veneto, attraverso una analisi georeferenziata condotta da Smart Land srl (servizio sul quotidiano L’Arena di mercoledì 9 novembre 2022 > CLICCA QUI), che andrà a costituire un sistema informativo a disposizione di Confartigianato Imprese Veneto e delle Associazioni territoriali, per promuovere azioni di intervento e riuso sul territorio. Tramite il sistema informativo web sarà possibile conoscere nel dettaglio ogni singolo elemento costituente ciascun bene immobiliare, grazie alle informazioni mappate e derivanti dalla banca dati del MEF – Dipartimento del Tesoro.

“Dopo diversi anni nel corso dei quali il settore delle costruzioni è stato oggetto di decine di interventi legislativi – afferma Roberto Iraci Sareri, Presidente di Confartigianato Imprese Verona –, da quelli finalizzati alla nuova residenzialità per passare a quelli volti alla riqualificazione del patrimonio pubblico e privato, fino a quelli più recenti dedicati alla ristrutturazione edilizia ed efficienza energetica, nasce l’esigenza di individuare nuovi obiettivi e nuove strategie compatibili con un approccio alla pianificazione ed alla progettazione urbanistica sempre più orientate a soddisfare esigenze di benessere e salute dei cittadini. Da queste considerazioni, prende il via il nostro progetto di definire un quadro del sistema del recupero edilizio e territoriale del futuro, in supporto alle politiche economiche e territoriali della Regione del Veneto e delle nostre provincie e comuni, a partire dal patrimonio pubblico inutilizzato, valutando le opportunità generate dalla riconversione o rottamazione di tale patrimonio, sia dal punto di vista economico, sia ambientale. Un processo in grado di trasformare tali vuoti in risorsa per le imprese, i cittadini e il territorio”.

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Il patrimonio pubblico inutilizzato rappresenta un costo rilevante per gli enti pubblici, oltre che un elemento di disvalore per il territorio in termini di qualità urbana, sicurezza ed in termini sociali, ossia spazi potenziali di interesse sottratti alla comunità per i nuovi bisogni. Intervenire sul riuso funzionale di tale patrimonio significa, per il Veneto, attivare processi sostenibili e circolari in direzione di una riduzione del consumo di suolo, di un miglioramento della qualità e della sicurezza delle città; si tratta di un’opportunità in grado di restituire una nuova identità ai territori, ridando valore agli spazi non solo fisicamente, mediante ristrutturazioni e miglioramento delle performance energetiche, ma anche socialmente attraverso processi e meccanismi in grado di far incontrare l’offerta di spazi con la nuova domanda sociale.

“Un’azione che metterebbe in gioco tanto gli aspetti economici – continua Iraci Sareri –, in termini di investimenti per il settore delle costruzioni e di risparmio o introiti per le pubbliche amministrazioni, quanto quelli sociali ed ambientali e che presuppone l’attivazione di sinergie tra pubblico e privato, tra singolo e collettività, tra operatori economici e sociali. La forte varietà del patrimonio pubblico inutilizzato comporta modalità di intervento e azioni di messa in valore che si diversificano in base allo stato manutentivo, all’epoca di costruzione, alla destinazione d’uso, attivando tutta la filiera delle costruzioni: dal restauro conservativo, alla demolizione e ricostruzione, alla ristrutturazione, ai piccoli interventi di adeguamento, all’efficientamento energetico; interventi di piccole e grandi dimensioni rivolte quindi sia ai piccoli artigiani sia alle grandi società”.

“In prospettiva – spiega Roberto Boschetto, Presidente di Confartigianato Imprese Veneto –, intervenire sul patrimonio pubblico inutilizzato del Veneto consentirebbe, nel complesso, di generare un beneficio economico per il settore di 1,7 miliardi di euro: 40 milioni dalle demolizioni, 7,5 milioni dalle rinaturalizzazioni, 116 da ricostruzioni; 258 dal restauro conservativo, 38 milioni dall’adeguamento e 256 dall’efficientamento. Ma gli effetti benefici vedono anche la possibilità di rinaturalizzare 185.000 metri quadrati di suolo, risparmiare 1,23 milioni di kg di CO2, ridurre ulteriormente la CO2 grazie a interventi di efficientamento energetico negli immobili pubblici, con un risparmio a regime di oltre 29 milioni di kg di CO2, risparmiare suolo per nuove costruzioni pari ad una superficie di 607.800 metri quadrati, altro elemento molto positivo considerando che il Veneto è la seconda regione italiana per suolo consumato”.

“Da considerare, infine – conclude il presidente della Confartigianato provinciale, Iraci Sareri –l’occasione per dare una risposta concreta alle nuove domande della società, generando contesti urbani più vivibili, più belli e più sicuri. Il nostro obiettivo è progettare tutto questo assieme, in primis, ai Comuni proprietari e a seguire con tutti gli altri enti, in una rete che porti benefici per tutti”.