INCONTRO – Rigenerazione Urbana: Confartigianato Veneto a confronto con ANCI Veneto. A breve un protocollo di intesa per trasformare spazi in luoghi
18 Gennaio 2023

INCONTRO – Rigenerazione Urbana: Confartigianato Veneto a confronto con ANCI Veneto. A breve un protocollo di intesa per trasformare spazi in luoghi

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Collaborare per trasformare spazi in luoghi. Potrebbe sintetizzarsi così l’avvio del dialogo tra Confartigianato Imprese Veneto e Anci Veneto, l’Associazione Nazionale Comuni Italiani, in tema di rigenerazione urbana. L’incontro tra i vertici dell’Associazione e il Presidente Mario Conte punta, con un protocollo di intesa da siglare a breve, a “mettere a terra” gli eclatanti risultati dell’indagine commissionata a SmartLand dalla Federazione sul patrimonio pubblico immobiliare inutilizzato del Veneto.

“Lo scopo dell’incontro – spiega Roberto Boschetto Presidente di Confartigianato Imprese Veneto – è avviare un percorso di lavoro comune. Iniziare un dialogo tra enti locali ed imprese per sostenere interventi di rigenerazione urbana attraverso la valorizzazione del patrimonio immobiliare pubblico”.

Ma, per valorizzare bisogna conoscere e l’indagine di Confartigianato Veneto aveva proprio questo obiettivo. I numeri sono importanti: 4.900 unità immobiliari inutilizzate (il 50% di proprietà dei Comuni), l’8% del patrimonio pubblico censito. 3.472 (71%) fabbricati risultano utilizzabili mentre 1.430 (29%) necessitano di interventi di ristrutturazione complessiva rilevante (e/o demolizione e ricostruzione). La superficie del patrimonio pubblico che risulta inutilizzata ammonta al 5% del patrimonio presente in regione Veneto. 1.67 mln di mq che potenzialmente potrebbero essere valorizzati dei quali il 26% (430.000 mq circa) solamente con interventi rilevanti.

I NUMERI IN PROVINCIA DI VERONA

Il patrimonio immobiliare pubblico inutilizzato, in provincia di Verona, è composto da 416 unità immobiliari per un totale di 352.663 mq di superfici, il dato più alto tra tutte le 7 province della regione. Quasi un immobile su quattro è stato costruito prima del 1919, mentre il 33% (117 mila mq) ha visto la luce tra il 1919 e il 1945. A livello di unità immobiliari, il 49% è da ricondurre a caserme e carceri, quasi 173 mila metri quadrati, il residenziale arriva al 12% (43 mila mq) e il 7% è rappresentato da edifici scolastici che occupano circa 23 mila mq. I principali proprietari del patrimonio pubblico inutilizzato sono i Comuni, sia a livello di unità immobiliari (62%) sia di superfici (56%) e a seguire Ministeri e Presidenza del Consiglio dei Ministri con 100.317 mq.

Del patrimonio inutilizzato, 313 unità immobiliari potrebbero essere utilizzabili, mentre oltre 53 mila metri quadrati sarebbero da demolire ed eventualmente ricostruire.

A livello di unità immobiliari, l’inutilizzato si concentra nel Comune di Verona con 126 fabbricati; secondo posto a pari merito con 18 immobili per San Giovanni Lupatoto e Legnago, seguiti da Oppeano con 17, Cologna Veneta con 16 e San Martino Buon Albergo con 15. Ma in testa alla classifica dei metri quadrati inutilizzati c’è Castelnuovo del Garda, con 73.523, tallonato da Lavagno con 71.137 mq, mentre Verona arriva a 48.759 mq.

“Il valore aggiunto della nostra ricerca – aggiunge Boschetto – è che alla fotografia e quantificazione del patrimonio pubblico inutilizzato a livello regionale, provinciale e comunale abbiamo anche fatto stimare le opportunità generate da una messa in valore/rottamazione di tale patrimonio a livello economico (indotti attivati), sociale (risposte a nuove domande del cittadino, miglioramento qualità urbana ecc.), ambientale (consumo suolo zero, edifici efficienti energeticamente ecc.) e individuazione di possibili strategie di riutilizzo (modalità di riconversione, soggetti, usi e destinazioni ecc.)”.

“Avere i numeri non è però sufficiente – conclude il Presidente –. Si tratta di un patrimonio molto parcellizzato sul territorio di conseguenza le azioni dovranno essere mirate sul singolo Ente Locale. Da qui la necessità di coinvolgere in primis l’Associazione dei Comuni che ringrazio nella persona del Presidente Mario Conte per la disponibilità. Attraverso il dialogo potremo infatti conoscere gli immobili e le esigenze. Sono queste le condizioni per giungere a scelte compatibili con la cultura, con le vocazioni e l’ambiente del territorio, per un progetto che porti valore aggiunto in risposta alle esigenze della comunità”.

“La rigenerazione urbana – spiega il presidente di Anci Veneto Mario Conte – è un aspetto fondamentale per il futuro dei nostri territori e per i Comuni. È necessario, però, per riuscire ad ottenere risultati importanti che abbiano un impatto reale fare squadra e sistema tra tutti i soggetti coinvolti. È in questa ottica che va l’incontro di oggi. Per questo ringrazio il presidente Boschetto per la disponibilità. Affrontare la situazione con una parte di analisi e monitoraggio è il segno della volontà di costruire un metodo ed un modello ponendo il Veneto come punto di riferimento”.

 

Le possibili fasi del processo

Dopo alcune fasi preliminari generali di analisi sociali, urbane ed economiche, di individuazione delle aree più di interesse e alcune valutazioni sul possibile impatto economico, si avvierà un processo delicato e “su misura” immobile per immobile per l’eventuale realizzazione dell’intervento edilizio. Si definiranno i soggetti da coinvolgere: pubblica Amministrazione, investitori ad esempio in campo energetico, progettisti e costruttori, si cercheranno di individuare assieme all’Ente proprietario i possibili bisogni: social Housing, alloggi per studenti universitari, per accoglienza donne in difficoltà, edifici ad uso della collettività (es. centro anziani, asilo, spazi ludico motori o per la socializzazione di persone disabili adulte, sino a luoghi di co-working. Progetti di valorizzazione che possono essere anche fattori di sviluppo ed attrattività sotto il profilo del valore sociale, di ecosistema e di contesto di un territorio. Fattori sempre più importanti per trattenere o richiamare nuove persone ad abitarvi.

 

Come potrebbero essere finanziati gli interventi

Lo strumento più utilizzato è il CONTO TERMICO che prevede incentivi che variano dal 40% al 65% della spesa sostenuta per interventi di manutenzione sull’involucro e sugli impianti degli edifici che ne incrementano l’efficienza energetica. Inoltre il Conto Termico è cumulabile con altri incentivi di natura non statale.

Per operare in questo contesto è necessaria la sinergia tra Ente pubblico, operatori immobiliari (intermediari, investitori) ed imprese artigiane, per definire la tipologia di prodotto immobiliare utile e le modalità di intervento, secondo il Codice degli Appalti e i Decreti Semplificazioni.