
EXPORT – In crescita l’export manifatturiero delle MPI veronesi. Crisi esportazioni verso Germania e Francia, crescono Emirati Arabi, Grecia, Polonia e Regno Unito. Zenari: “Diversificare i mercati”
AttualitàNei primi nove mesi del 2024, la provincia di Verona ha esportato prodotti manifatturieri per un valore complessivo di quasi 10,5 miliardi di euro, in diminuzione dell’1,4% rispetto allo stesso periodo del 2023. Il dato positivo riguarda però l’export dei settori manifatturieri a maggior concentrazione di micro e piccole imprese, che arriva a poco più di 4 miliardi, con un incremento del 2% rispetto al 2023, in seconda posizione tra le province venete dietro a Padova (+4%).
Per quanto riguarda il Veneto, le esportazioni del manifatturiero toccano il valore di 57,6 miliardi di euro, pari al 13,1% del totale nazionale. Nonostante il mantenimento della terza posizione nel ranking italiano, i dati evidenziano una flessione significativa rispetto allo stesso periodo del 2023 (-2,9%), superando il calo medio nazionale (-0,8%) e quello delle altre due principali regioni manifatturiere: Lombardia (-1,2%) ed Emilia Romagna (-1,5%).
Tornado alla provincia scaligera, la crisi tedesca si conferma una delle principali cause della contrazione: la Germania, primo mercato di sbocco sia veneto sia veronese, ha registrato un calo del -7,5% a livello regionale e del 5% a livello provinciale rispetto al 2023, che segue la contrazione del -3% dei primi 9 mesi del 2022. Tengono altri mercati tradizionali come quello della Francia, che per le esportazioni scaligere registra un -0,2%, mentre per quelle venete arriva al -1,4%, mentre registra diminuzioni consistenti ll’export manifatturiero veronese verso i mercati della Spagna (-4,2%), dei Paesi Bassi (-6,7%), ma soprattutto dell’Austria (-8,1%) e della Svizzera (-11,2%). Le esportazioni dirette negli Stati Uniti fatica a livello regionale (-4,8%), mentre Verona se la cava bene con +5,6%.
Il totale dei primi 20 Paesi di destinazione dell’export scaligero raggiunge un valore di 8,3 miliardi.
“Il quadro attuale è preoccupante – commenta il presidente di Confartigianato Imprese Veneto, Roberto Boschetto – ma mostra anche segnali positivi che meritano di essere colti come evidenze di strategia imprenditoriale interessante. I mercati tradizionali sono sotto pressione, ma sembra che le nostre imprese non stiano alla finestra, ricercando altri sbocchi e mercati che stanno aprendo nuove prospettive”.
Tra le aree in espansione spiccano infatti i Balcani, per quanto riguarda il Veneto, che rappresentano il 6,8% delle esportazioni regionali. “Le imprese venete devono guardare alla Penisola Balcanica non solo come un mercato di sbocco – sottolinea il presidente – ma come un’opportunità di collaborazione economica e investimento strategico”.
Per la provincia di Verona, invece, funzionano i mercati degli Emirati Arabi Uniti (+14,9%) e, ad esempio, della Grecia (+13,5), della Polonia (+11%) e del Regno Unito (10,2%).
“Una delle principali leve su cui puntare è la diversificazione dei mercati – sostiene Devis Zenari, Presidente di Confartigianato Imprese Verona –. Troppe imprese dipendono ancora da pochi mercati tradizionali, come Germania e Francia, e risentono fortemente delle difficoltà economiche di questi Paesi. Esplorare nuove aree geografiche, come i Balcani, l’Asia o il Medio Oriente, può rappresentare una valida soluzione per ridurre i rischi e ampliare le opportunità commerciali. Un’altra strada da percorrere è quella di riportare da noi alcune fasi produttive che erano state delocalizzate. Questo approccio permetterebbe di accorciare le filiere produttive, migliorando la qualità e il controllo sui prodotti. L’Italia sembra si stia muovendo bene nella politica delle relazioni internazionali, aprendo a nuove collaborazioni, ma la strategia dovrebbe essere più europea nel creare partnership strategiche. Per quanto riguarda il Veneto nello specifico, Confartigianato continuerà a spingere e incentivare gli investimenti in digitalizzazione e innovazione, strumenti indispensabili per migliorare l’efficienza, ridurre i costi e rispondere in modo più rapido e flessibile alle esigenze del mercato”.
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