CRISI UCRAINA – Una “cassa-guerra” che sostituisca la “cassa-covid” erogata da FSBA. Confartigianato chiede rifinanziamento ammortizzatore straordinario per imprese artigiane
AttualitàRelazioni sindacali - ContrattualeSportello EBAVUna “cassa-guerra” che sostituisca la “cassa-covid” erogata da FSBA sino a fine 2021. “E’ assolutamente necessario che venga rifinanziato l’ammortizzatore straordinario per le imprese artigiane, perché gli effetti della guerra in Ucraina si stanno già scaricando sulle nostre imprese”, afferma Roberto Iraci Sareri, Presidente di Confartigianato Imprese Verona.
In particolare, le filiere del manifatturiero, habitat naturale di oltre 31mila imprese artigiane venete e 121 mila addetti, sono ad altissimo rischio per il combinato disposto dell’aumento dei costi energetici, di quello delle materie prime e della riduzione degli ordini da parte dei committenti dovuti alle crescenti tensioni internazionali. Ma non solo, ad essere coinvolti sono anche il comparto edile a rischio blocco per mancanza di materiali, i trasporti per il caro gasolio e tutti i servizi alla persona legati ai flussi turistici che sono ben lontani dai dati pre-covid.
“I riflessi dell’invasione russa sul nostro sistema manifatturiero – aggiunge il Presidente della Confartigianato scaligera – saranno molto più larghi e strutturali di quanto lo siano stati quelli per l’emergenza pandemica, anche nelle sue fasi più acute di blocco della mobilità. Ci attendiamo un accorciamento delle catene globali del valore, la diversificazione delle fonti di approvvigionamento a monte in particolare dell’energia, l’integrazione verticale del ciclo produttivo e la rivisitazione delle politiche delle scorte. Ma ci vorrà tempo affinché questi aggiustamenti si realizzino”.
Nel frattempo la manifattura in Italia frena: -3,4% a gennaio. Più pesante il bilancio per vetro cemento, ceramica, gomma e materie plastiche, la cui produzione crolla dell’8,8%. Nei settori energivori, si segnala il calo di produzione del 19,7% per i materiali da costruzione in terracotta e del 14,8% per cemento, calce e gesso. Cali superiori alla media, anche nei prodotti farmaceutici con -7,6%, moda con -7,1%, legno, carta e stampa con -5,9%, prodotti petroliferi raffinati con -5,5% e apparecchiature elettriche con -4,3%”.
“Il mondo del lavoro artigiano conta, in Veneto, 35mila aziende artigiane non edili con dipendenti, che sono 157mila, e grazie all’impegno delle associazioni artigiane e dei sindacati può contare su FSBA – spiega Roberto Boschetto, Presidente di Confartigianato Imprese Veneto – che consente ai datori di lavoro di evitare licenziamenti che farebbero perdere d’improvviso preziose e spesso introvabili competenze. Ma è uno strumento limitato a 13 settimane su un biennio mobile. Troppo poco in questo momento. Da una stima fatta attraverso gli sportelli della regione, sono circa 700 le ditte che in Veneto hanno richiesto, nei primi due mesi del 2022, la cassa FSBA – erano meno della metà solo 20 giorni fa – corrispondenti a circa 3.300 dipendenti potenzialmente sospesi, 1 su 2 dei settori metalmeccanica e moda”.
“Per la provincia di Verona – le parole del Presidente di Confartigianato Imprese Verona Iraci Sareri –, stimiamo un’ottantina di richieste, per circa 300 dipendenti coinvolti, nei primi due mesi del 2022, anche qui con particolare riferimento alla Meccanica di produzione e al Tessile, ma sono coinvolti anche i settori del Legno e dei Servizi alla Persona. Ricordiamoci, però, che le procedure FSBA sono state attivate la scorsa settimana e che sportelli e consulenti hanno appena iniziato ad inserire le pratiche. Di fatto, per avere maggiori certezze sui numeri bisognerà aspettare. Il timore, dunque, è che siamo solo all’inizio. Per questo motivo, ieri, Confartigianato ha chiesto al Ministro del Lavoro Andrea Orlando che preveda strumenti di tutela del reddito a copertura pubblica. E’ difficile immaginare che le tensioni economiche sempre più evidenti e gravi possano essere assorbite ancora a lungo dalle nostre imprese. A questo dobbiamo aggiungere che, paradossalmente, questa situazione incrocia la difficoltà a reperire personale. Siamo infatti entrati, almeno per quel che riguarda i lavoratori italiani, in quella fase in cui gli esodi non trovano ricambio se non con estrema difficoltà. La richiesta al Ministero di un ripensamento sulla riapertura di uno strumento a finanziamento pubblico di sostegno al reddito che ampli la durata di FSBA, almeno per quei settori maggiormente dipendenti dalla situazione economica legata all’energia e al difficile reperimento di alcune materie prime, è a nostro avviso urgente già per alcuni settori, e, comunque, per la generalità delle imprese in ottica almeno preventiva”.