STUDI – Veneto tra le poche regioni con PIL 2023 sopra livelli pre-pandemia (+1,7%), ma pesa il caro-energia (+120%). Boschetto: "E' tempo di riforme per ridurre le bollette delle MPI”
23 Gennaio 2023

STUDI – Veneto tra le poche regioni con PIL 2023 sopra livelli pre-pandemia (+1,7%), ma pesa il caro-energia (+120%). Boschetto: “E’ tempo di riforme per ridurre le bollette delle MPI”

Attualità

Il Veneto entra nell’elite delle nove regioni che si presentano al 2023 con un PIL superiore al 2019 (prepandemia). Con un +1,7%, superiore alla media nazionale (+1,3%), risulta settima in questa speciale classifica. Ma pesa il boom dei prezzi al consumo di elettricità, gas e altri combustibili – voce di spesa che non comprende i carburanti per il trasporto – che sono più che raddoppiati segnando a novembre + 120,2%, dato leggermente sotto la media nazionale a +130,1.

“Nonostante il clima di incertezza che contribuisce al progressivo deterioramento delle previsioni sul PIL italiano del 2023 – afferma Roberto Boschetto, Presidente di Confartigianato Imprese Veneto –, secondo l’analisi delle più recenti stime dello Svimez dopo la crescita del +3,8% del PIL del 2022, nel 2023 la dinamica si fermerà al +0,5%. La nostra regione dovrebbe attestarsi comunque in area positiva a +0,8%. Ma potremmo fare anche meglio – aggiunge – se il Governo eliminasse definitivamente gli oneri di sistema dalle bollette elettriche delle imprese, ponendo così fine ad un sistema di tassazione dell’energia che oggi tocca il 51% della bolletta e penalizza le piccole imprese che pagano la maggior parte degli oneri generali di sistema dedicati, tra l’altro, a finanziare le agevolazioni per le aziende energivore. In pratica, a causa dell’assurdo meccanismo ‘meno consumi, più paghi’ applicato agli oneri parafiscali, le MPI con consumi energetici contenuti sono costrette a sobbarcarsi la maggiore quota di oneri per il sostegno delle energie rinnovabili, di categorie come le imprese energivore, e i bonus sociali. L’obiezione che ‘la coperta è troppo corta’ non regge più – afferma – e non può più essere usata per giustificare l’assenza di iniziative. Le risorse si possono, anzi, si devono recuperare eliminando sprechi, inefficienze, rendite di posizione, assurdi squilibri”.

“L’azzeramento avvenuto nel corso del 2022 per effetto dei provvedimenti emergenziali dimostra che è un’operazione possibile e che va resa strutturale – insiste Boschetto –. Non è pensabile chiedere ad un imprenditore passato dai 7 mila euro mensili di bolletta del 2021 ai 14 mila del 2022 di aggiungere, da quest’anno, anche circa 2 mila euro al mese per gli oneri generali del sistema elettrico. La corretta collocazione degli oneri generali del sistema elettrico non è nella bolletta, Confartigianato lo sostiene da tempo assieme ad ARERA che lo ha nuovamente ribadito nel corso dell’ultima relazione annuale”.

“Contenere i costi energetici – conclude Boschetto – avrebbe il duplice effetto di stimolare l’economia e ridurre l’inflazione. Un aspetto quest’ultimo di estremo interesse dato che, da alcune indagini del nostro ufficio studi emerge chiaramente come la crescita dei prezzi a due cifre stia ‘drogando’ i risultati dei fatturati e dell’export, che in realtà sono già in contrazione in termini di quantità”.

 

Alcune evidenze sull’andamento: produzione, ordini ed export manifatturiero veneto

Tra luglio e settembre 2022 i livelli di produzione delle imprese manifatturiere venete registrano ancora un andamento positivo grazie agli ordini accumulati e non ancora evasi per le difficoltà di approvvigionamento, particolarmente acute in primavera. Tale andamento è confermato da un portafoglio ordini che non crolla (60 giorni) e da un grado di utilizzo degli impianti che resta sugli stessi livelli del trimestre precedente. Rispetto al medesimo periodo 2021 si osserva però un rallentamento dell’attività manifatturiera che aumenta in maniera meno significativa.

Sempre con riferimento al trimestre luglio – settembre, l’incremento del fatturato su base annua va letto con attenzione, in quanto l’aumento pari a +8,2% è influenzato soprattutto dagli incrementi di prezzo dei prodotti finiti.

Per quanto riguarda gli ordinativi, rispetto al medesimo periodo 2021, dal lato del mercato dal mercato interno segnano un +2,6% mentre quelli provenienti dal mercato estero registrano una crescita del +3,7%. Chiari segnali di indebolimento della domanda arrivano però dai dati su base congiunturale che evidenziano un rallentamento degli ordinativi così come emerso in primavera.

Anche l’apparente vivacità delle esportazioni made in Veneto va letta con estrema attenzione: la variazione positiva dei primi nove mesi dell’anno è imputabile infatti quasi esclusivamente all’aumento dei prezzi essendo i volumi leggermente calati rispetto ai primi nove mesi del 2021 (-0,6%) ma pur sempre sopra i livelli pre covid.